Il corso “Violenza di genere e relazione d’aiuto” è una formazione sulla relazione d’aiuto con persone vittime di violenza. Il corso fornisce competenze necessarie all’individuazione della violenza nella relazione d’intimità e all’analisi dettagliata del fenomeno, con particolare attenzione alle dinamiche psicologiche e comportamentali agite nella relazione. La formazione permette di acquisire strumenti indispensabili al sostegno e all’uscita dalla spirale della violenza, sia per chi la subisce sia per chi la agisce.
Venere 50 è tra i soggetti organizzatori di questa formazione e ogni mese vi propone un’intervista per presentarvi le docenti e i docenti del corso.
Qual è la tua professione?
Sono un Counselor e coordino il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti di Ferrara. Si tratta di un centro dedicato agli autori di violenza, dove circa 70 uomini ogni anno, dai 16 ai 70 anni si impegnano per diventare uomini migliori di quello che sono, qualsiasi sia la violenza che hanno fatto o temono di fare. Da 20 anni conduco gruppi di uomini sulla violenza di genere e non solo, sulla maschilità e sulla paternità, nelle scuole di ogni ordine e grado, in carcere e in luoghi aperti alla cittadinanza.
Che cosa evoca in te la violenza di genere?
Per me è innanzi tutto una via per capirmi e vivere meglio. Mi spiego: conoscere la violenza significa cogliere delle distonie nel mondo e dentro di me. Risolvere o semplicemente attraversare quei disaccordi significa portare armonia dentro di me e nelle persone che incontro. Il risultato finale è abbandonarmi all’esistente con sempre più fiducia. Con questo atteggiamento si insinua in me un senso si stupore e gratitudine per ciò che mi è dato vivere. Per questo oggi, in me, la violenza non evoca più solo paure e brutti ricordi, ma mi chiama ad essere sempre più coraggioso nell’affrontare con serietà le difficoltà che tante persone vivono… fino a dove riesco.
Qual è la cosa più importante che desideri trasmettere a chi si è iscritto al corso?
Che dietro alle violenze si nascondono scelte, desideri, ragioni e letture del mondo che diamo normalmente per scontate, ma che, se le viviamo e ascoltiamo fino in fondo, ci portano a vivere meglio. Che quello che accade nelle nostre vite è più allarmante di quanto ci sembri e occorre reagire subito con coerenza. Che coerenza è anche saper convivere con un grande dubbio, perché è proprio quello che ci unisce tutti, più di una risposta. Chi fa violenza non ha dubbi o incertezza, è convinto di ciò che fa senza rispettare la convinzione dell’altro/a. La soggettività si nutre di dubbi e domande continue, mentre quando trasformo in oggetto un altro soggetto, mentre abuso di ciò che mi circonda, mi nutro di risposte.
Indica un’azione concreta che ognuna/o di noi può fare nel quotidiano per contrastare la violenza di genere.
Fare la pace con se stessi/e e con gli altri ad ogni pensiero che incontro, in ogni azione in cui mi trovo coinvolto. Senza se e senza ma.