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Il corso “Violenza di genere e relazione d’aiuto” è una formazione sulla relazione d’aiuto con persone vittime di violenza. Il corso fornisce competenze necessarie all’individuazione della violenza nella relazione d’intimità e all’analisi dettagliata del fenomeno, con particolare attenzione alle dinamiche psicologiche e comportamentali agite nella relazione. La formazione permette di acquisire strumenti indispensabili al sostegno e all’uscita dalla spirale della violenza, sia per chi la subisce sia per chi la agisce.

Venere 50 è tra i soggetti organizzatori di questa formazione e ogni mese vi propone un’intervista per presentarvi le docenti e i docenti del corso.

Qual è la tua professione?

La mia professione riguarda prevalentemente il counseling e la mediazione familiare. Lavoro in colloqui individuali, colloqui di coppia e colloqui con le famiglie. Una parte importante della mia professione riguarda la formazione rivolta a counselor, educatori, insegnanti e altre figure affini sia per quanto riguarda le tecniche del counseling, della comunicazione e della relazione educativa e di aiuto e sia le tecniche per la gestione di gruppi con il metodo rogersiano e con il metodo psicodrammatico (tecniche attive, sociometria, role plalying). Tengo anche seminari/workshop di crescita personale.

Che cosa evoca in te la violenza di genere?

La violenza di genere come tutta la violenza evoca in me orrore, indignazione e un profondo senso di rivalsa. Per rivalsa intendo il desiderio di fare il possibile per contrastare ogni forma di violenza, in primis la violenza di genere e nella relazione di coppia.

Qual è la cosa più importante che desideri trasmettere a chi si è iscritto al corso?

E’ la consapevolezza che noi tutti insieme possiamo fare qualcosa per cambiare le cose che non ci piacciono, nello specifico per contrastare la violenza. Vedo spesso nelle persone l’idea, che in passato ho avuto anch’io, che non possiamo fare nulla per cambiare i grandi eventi invece non è così, noi possiamo nel nostro quotidiano e nel nostro “piccolo” fare qualcosa per un mondo migliore. Diversamente c’è il rischio di lamentarsi inutilmente per le cose che non vanno (fare polemica) e il rischio di delegare agli altri la risoluzione dei problemi sociali.
Un occhio di particolare riguardo lo rivolgo alla comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali/transgender) di cui sono parte attiva non solo come omosessuale, ma anche come volontario e come libero professionista. Le persone LGBT da secoli subiscono discriminazioni, violenze psicologiche / fisiche e atrocità indicibili soprattutto le persone transessuali / transgender.

Indica un’azione concreta che ognuna/o di noi può fare nel quotidiano per contrastare la violenza di genere.

Non basta una sola azione ma un atteggiamento che comporta tutti i giorni avere in mente di contrastare la violenza. Intendo piccole cose come per esempio far presente alle persone che abbiamo vicino, quando si manifestano azioni violente spesso non riconosciute come tali. Mi riferisco alle battute che si fanno sulle donne, sugli omosessuali, sulle persone di colore, sui disabili ecc. Non perdere l’occasione per dire che quella battuta è violenta e che ferisce.
Un’azione concreta che tutti i partecipanti al corso possono fare è quella di diventare operatori del centro di ascolto del CAT.
Possiamo creare una squadra che ci permetta, poiché in tanti, di fare veramente tante cose insieme.