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Interessante confronto ieri sera a Lo Spazio Nuovo di di Modena, dove Daniela Grenzi e Paola Vigarani, della cooperativa Lune Nuove-Collettivo Venere 50, insieme ad altre relatrici, hanno affrontato il tema della disuguaglianza di genere nel mondo dell’istruzione e del lavoro.

Il moderatore, Francesco Donini, presidente dell’Arcigay di Modena, ha aperto il dibattito presentando l’importante lavoro di contrasto alla discriminazione di genere relativa al mondo LGBTQ+ che la sua associazione sta portando avanti da diversi anni.
Il primo intervento è stato quello della cooperativa Lune Nuove/Collettivo Venere 50 che ha raccontato la propria esperienza e la propria storia in questo ambito ed in particolare rispetto alla violenza nelle relazioni di intimità, da cui è nato il gruppo le Fenici. Nell’arco degli ormai 10 anni di attività, quello che all’inizio era partito come servizio di prima accoglienza rivolto a vittime di violenza, si è poi trasformato in centro di seconda accoglienza.
Questo ha significato cambiare l’approccio verso violenza di genere, non considerandolo più o solo un problema personale della singola donna e della sua relazione, ma come una questione che investe la  responsabilità e il coinvolgimento da parte di tutta la collettività. A tal proposito la cooperativa Lune Nuove/Collettivo Venere 50 quest’anno ha promosso un primo percorso formativo rivolto agli operatori della relazione d’aiuto ed un secondo rivolto alle aziende, proprio con l’obbiettivo di far crescere una cultura della responsabilità rispetto al tema della violenza di genere.

Il confronto si è poi focalizzato sulla discriminazione di genere all’interno dei percorsi formativi, in particolare all’interno dell’università: è poi intervenuta  Tindara Addabbo, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatrice Osservatorio Equità di genere della Fondazione Marco Biagi, che ha portato dati ed esperienze a sostegno della grave situazione di disuguaglianza rispetto alle possibilità di ingresso a percorsi di studio di tipo scientifico e al conseguente accesso a determinati settori produttivi.
È ormai riconosciuta l’enorme disparità di rappresentanza femminile all’interno delle facoltà di tipo scientifico, preponderante, al contrario, nelle facoltà di tipo umanistico: una conseguenza del radicato e antico stereotipo che vede le donne inadatte a un pensiero logico-matematico e più inclini a una mente narrativa e di conseguenza più adatte a lavori come l’insegnamento e la cura in senso ampio.
Questa situazione è stata confermata anche da Francesca Garitta esponente di UDU Modena e Reggio, che ha esposto analisi e studi a conferma dell’enorme divario di rappresentanza tra maschi e femmine all’interno delle facoltà STEM.

Ha poi concluso e tirato le fila della serata, Manuela Ghizzoni, responsabile Università e Ricerca PD, che ha raccontato la propria esperienza di docente e della sua ultima esperienza universitaria in cui ha proposto programmi di storia riletti in ottica di genere.
Lo stimolo e l’auspicio finale, condiviso da tutti i partecipanti, è stato quello d’impegnarsi a lavorare sull’educazione a partire già dal nido, coinvolgendo e aggiornando anche la formazione dei docenti e di tutte le figure educative.