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Arriva anche dall’Italia un contributo alla ricerca nella nuova industria di cibi capaci di sostituire le proteine  animali con quelle vegetali. All’università di Udine, 4 studentesse del corso laurea magistrale scienze e tecnologie, sotto la supervisione di Monica Anese, hanno brevettato un nuovo tipo di ‘uovo vegetale‘.

 

Un tempo la parola ‘surrogato’ evocava regimi di ristrettezze e rinunce alimentari, oggi è sinonimo di salute ed ecosostenibilità, anche grazie ai progressi che si stanno compiendo nel campo della biomimesi, un nuovo settore dell’industria dell’alimentazione, specializzato nel creare prodotti capaci di usare materia prima vegetale per ricreare alimenti in grado di imitare il sapore, la consistenza e la texture di alimenti animali.

 

Negli Stati Uniti esistono già in commercio diverse tipologie di ‘uova vegane’, prodotti che si presentano come liquidi da utilizzare nella preparazione di diverse ricette. Quello realizzato a Udine mira invece a ricreare non solo il gusto, ma anche le fattezze di un uovo vero, utilizzando ingredienti diversi come la farina di legumi, oli vegetali e sale solforato.

 

Chi potrebbe essere il consumatore tipo di questo nuovo prodotto? Naturalmente chi già segue una dieta vegetariana o vegana, ma anche quegli individui che possono essere definiti ‘flexitarian‘, un neologismo che indica quelle persone disponibili a seguire un regime alimentare che, pur non riducendo in toto l’assunzione di proteine o grassi animali, è disponibile a limitarne sensibilmente il consumo, sostituendo alcuni alimenti con il loro surrogato vegetale.

 

Enrico Spisni, docente di nutrizione e sostenibilità all’università di Bologna, spiega come questi surrogati, oltre a contribuire ad una diminuzione delle problematiche cardiovascolari,  possano aiutare a ridurre sensibilmente l’impatto ambientale: un uovo vegetale, ad esempio, comporta una riduzione del 79% del consumo di suolo e acqua.

 

Ma Spisni ricorda anche che le uova vegetali rimangono un alimento industriale, realizzato con ingredienti ultra processati che devono essere consumati con accortezza ed equilibrio. Intanto registriamo un ulteriore passo in avanti nella progettazione e realizzazione di cibi a base vegetale sempre più in grado di sostituirsi a quelli di provenienza animale, come già accade con la neonata industria della ”carne verde” capace di convincere un colosso del fast food come McDonald’s a lanciare sul mercato nei prossimi mesi l’hamburger a base vegetale MCPlant.