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Questa settimana, per Think pink! Do Pink! vogliamo ricordare una data molto importante: il 10 marzo 1971 veniva  abrogato l’art. 553 del codice penale, che puniva con un anno di reclusione chiunque ricorresse alla contraccezione.

Quel ”chiunque”, naturalmente erano le donne, ancora in cerca di una legittima autodeterminazione che la legge continuava a negar loro.

 

Ieri, esattamente 50 anni fa, grazie anche alla battaglia condotta dall’AIED, l’Associazione italiana per l’educazione demografica, la Corte Costituzionale si decideva a cancellare quella norma che vietava espressamente l’utilizzo di anticoncezionali , costringendo le donne a maternità indesiderate.

In quello stesso anno, il 1971, sempre presso la Corte Costituzionale veniva depositata la richiesta di referendum da parte del “Comitato nazionale per il referendum sul divorzio”, presieduto dal giurista cattolico Gabrio Lombardi. Un tentativo di sabotare la legge Fortuna Baslini, approvata l’anno prima, respinto nel referendum abrogativo indetto nel 1974, che vide l’affermazione del NO con il 59,3 % dei voti.

 

Solo nel 1978, grazie ad un altro referendum, alle donne italiane vene riconosciuto il diritto di aborto, regolato da una legge, la 194, che ancora rimane di difficile applicazione, grazie al riconoscimento della possibilità di obiezione di coscienza, esercitata da un numero altissimo di operatori sanitari in tutto il paese.

 

Proprio per questo, l’abrogazione dell’articolo 553 assume, ancora oggi, un’importanza fondamentale, per garantire alle donne la decisione individuale di utilizzare metodi contraccettivi.

Rimane questa la principale e prima tappa nel difficilissimo percorso di emancipazione e autodeterminazione delle donne in Italia, un momento di cambio di paradigma che ha permesso, almeno fino al 1978, di ridurre la percentuale di aborti clandestini o la nascita di figli non desiderati, magari frutto di relazioni imposte e violente. E per ciò, come Venere 50, abbiamo voluto ricordare quel 10 marzo del 1971, anche per sottolineare come ogni conquista debba essere sempre difesa e tutelata dai continui tentativi di riportare indietro l’orologio della storia e di confinare le donne nell’angolo buio in cui la nostra cultura patriarcale, ancora oggi, si affanna a ricacciarle.