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Tassa sugli assorbenti al 22% e le donne dilapidano un patrimonio nel corso della loro vita. Una ‘tampon tax’ che non è applicata in altri Paesi europei.

 

 

L’Italia ha poco più di 60 milioni di abitanti. Poco più della metà sono donne. Se in modo estremamente approssimativo fissassimo tra i 13 e i 50 anni l’arco d’età in cui le donne hanno il ciclo, ci troveremmo con una popolazione di circa 14 milione di persone che è costretta a spendere del denaro per comprare gli assorbenti.

Sono cifre considerevoli. Ed è una spesa che tocca solo alle donne e che non riguarda i maschi.

 

[blockquote text=”In Italia, una donna tra i 13 e i 50 anni può spendere ogni anno una cifra tra i mille e i duemila euro, dipendentemente dalla qualità o dalla tipologia degli assorbenti acquistati. Nel corso della sua vita fertile (considerando eventuali gravidanze) , la spesa complessiva può oscillare dunque tra i 40 e i 60 mila euro.” text_color=”#db2ca4″ width=”” line_height=”undefined” background_color=”” border_color=”” show_quote_icon=”no” quote_icon_color=””]

 

Quella cifra, un uomo potrebbe utilizzarla per qualcosa di più divertente che infilarsi un tampone nella vagina e sicuramente o magari lo fa. Le donne, semplicemente, non hanno scelta. Questa tassa sugli assorbenti, plateale sperequazione, è vissuta dalle nostre istituzioni come un prezzo inevitabile da pagare per il semplice fatto di essere nate femmine.

 

Anzi, come abbiamo avuto modo di leggere in queste ultime settimane, al danno si è aggiunta la beffa, quella che classifica gli assorbenti come un bene di lusso, tassati dunque al 22% e i tartufi (sì, i tartufi) come beni di prima necessità, con una più democratica tassazione al 5%, la stessa che riguarda i rasoi per farsi la barba.

 

Nella stessa fascia degli assorbenti troviamo i pannolini per bambini, la carta igienica, ma anche i mobili, i trattamenti di bellezza, l’acqua minerale, l’abbigliamento e gli elettrodomestici: un Tampax ha lo stesso trattamento di una bottiglia di Ferrarelle.

 

In Europa, nemmeno a dirlo, lo scenario sulla tassa sugli assorbenti è fortunatamente diverso.

 

La Spagna, ha annunciato un decremento dal 10 al 4% delle tasse su tutti i prodotti per l’igiene femminile, mentre in Scozia si sperimenta la distribuzione di assorbenti gratuiti per le studentesse nelle scuole e nelle università. In Francia la ”tampon-tax” è passata nel 2015 dal 20 al 5,5%, in Belgio si è passati dal 20 al 6%, percentuale già presente in Olanda. Nel 2000 il governo britannico si è impegnato a scendere dal 20 al 5%, mentre l’Irlanda non applica nessuna sovrattassa.

 

Il nostro è uno strano paese, verrebbe da dire. E’ il paese dove troviamo donne scendere in piazza per protestare contro i sussidi all’immigrazione, ma accettare come se fosse una cosa normale, una tassazione di genere su un bene di prima necessità, trattato però come un bene di lusso.

 

La politica continua a far spallucce e nella sua agenda di una riflessione seria su questo tema, con campagne di informazione e magari, di mobilitazione sembra non esservene traccia. Solo il tema della violenza di genere sembra aver smosso le coscienze di chi legifera e governa (come raccontiamo nel nostro servizio sul Codice rosso), ma su questo specifico tema, sembra che non sia possibile nemmeno allinearsi ai principali paesi europei.

 

Nella Genesi, a Dio vengono attribuite queste famose parole di incoraggiamento alla donna appena creata: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli». Si era dimenticato di aggiungere «e se vivrai in Italia, quando non sarai impegnata ad essere gravida, sarai costretta a comprare ogni mese gli assorbenti e a pagarli, come puoi immaginare, l’ira di Dio».