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Hillman diceva che possiamo conoscere noi stessi solo attraverso un altro, non ci è concesso di riuscirci da soli.

 

La relazione con gli animali ci può aiutare in questa scoperta e, per molte di noi, è stato così. Inizieremo una serie di interviste a donne la cui relazione con gli animali è stata il viatico alla scoperta di sé, da un punto di vista personale e a volte, anche professionale.

 

Venere 50, in collaborazione con la scuola di PTRI, promuove da vent’anni corsi di formazione incentrati sulla relazione con gli animali. Spesso in questi percorsi le protagoniste sono donne, e per molte di loro, da quell’inizio, è partito un viaggio di crescita umana e professionale.

 

Altre donne che intervisteremo, le abbiamo incontrate nei nostri studi professionali, all’interno di percorsi di crescita o di psicoterapia; in tutti i casi sono testimonianze che pensiamo possano essere d’aiuto al fine di  rendere più consapevole il nostro rapporto con gli amici animali.

Oggi vi presentiamo la storia  di Silvia Castelli
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Raccontaci com’è iniziata e come si è sviluppata la tua storia con gli animali

 

Il primo animale che intimamente è entrato a far parte della mia vita è stata una gattina meticcia siamese, adottata da mia madre quando avevo un anno. La chiamai Puffa. La decisione di mia madre non fu ben accolta dal pediatra, che subito si preoccupò di metterla in allerta rispetto tutti “i pericoli” a cui sarei andata incontro così piccola. Mia madre ascoltò il suo istinto. L’unica grande e meravigliosa “controindicazione” di quel legame è stato il poter crescere a contatto con un’ ‘altra da me’, felina, che in ogni ciclo del mio sviluppo ha avuto grandi insegnamenti da impartire.
Negli anni, altri animali hanno fatto parte della nostra famiglia, tra cui anatre e conigli. Finché a 11 anni, finalmente, il mio desiderio di accogliere un cane è stato ascoltato, con l’arrivo di Molly, meticcia Jack Russel, che ci ha riempito di esplosiva energia ed entusiasmo. La ricchezza di poter avere diverse energie animali vicine, la ricerco tutt’oggi, nella vita privata e professionale, in cui animali di di-verse specie arricchiscono il mio cammino e il mio immaginario. Ogni giorno mi rendo conto che non potrei assolutamente farne a meno, ricordando anche il profondo senso di vuoto e di perdizione che ho sentito nel periodo di passaggio in cui nella nostra vita non ha vissuto con noi nessun animale.

 

 

Ci sono stati momenti cruciali della tua vita in cui questa relazione ti ha sostenuto e cosa ti ha insegnato?

 

La prima immagine che si fa chiara nella mente pensando alle parole “momenti cruciali” e “sostegno” è quella di me, nella mansarda della casa d’infanzia, sdraiata sul divano, con la nostra gatta Puffa sulla pancia. Lei, immobile su di me, nella lentezza della vecchiaia, in ascolto. Io, piangente, arrabbiata e nel pieno della mia turbolenza adolescenziale. Quell’Esserci di energia felina garantiva una presenza costante, accogliente e non giudicante, in una fase in cui navigavo nell’insicurezza e nelle paure. Lei era una base sicura e confidente sempre presente. Forse è stato il primo modello di buona terapeuta che io abbia mai sperimentato.

 

Così come lei c’era nella mia infanzia, oggi c’è Sofia, meticcia bassotta, con cui condivido un profondo cammino e che mi supporta anche nei momenti di crisi e difficoltà. Anche in lei sento l’energia dell’Esserci senza giudizio, semplicemente e autenticamente. Lei sente, tollera e accoglie nei momenti di sofferenza e dolore. E allora mi fa chiedere: per-ché non dovrei, anch’io, accogliere tutto questo? E insieme lasciamo andare. Gli animali possono insegnarci a lasciar andare quando le cose non vanno, a spronarci nel movimento del corpo e della psiche, a superare l’ostacolo, con coraggio e perchè no, anche con ironia e gioco.

 

Non ti è mai successo di essere criticata per la tua relazione con gli animali?

 

La mia famiglia ha profonde radici contadine, dove il contatto con la terra e con gli animali è sempre stato costante. Nel mio percorso di crescita, tuttavia, c’è stato un nuovo innesto. Il vivere a contatto con galline, conigli e altri animali, per tradizione pensati come fonte di cibo, non ha fatto altro che far crescere sempre di più dentro di me una dimensione di sentimento, nutrita dall’amicizia, dal contatto e dal legame affettivo che sentivo verso di loro.
E così qualcosa è andato in corto circuito e non ha più retto: soffrivo troppo nel pensare i miei compagni di gioco, di avventure o di semplice osservazione curiosa, come fonte dei miei pasti. Tutto questo è diventato altamente indigesto e doloroso. Allo scoccare dei 18 anni, forte dello spirito di indipendenza e della spinta individuativa, ho comunicato alla mia famiglia che non avrei mai più mangiato carne, tradendo la lunga tradizione contadina del-l’albero genealogico. I primi tempi ci furono reazioni di preoccupazione e sentimenti di tradimento della sacra tradizione delle rezdore emiliane di casa, ma poi il tempo e la mia perseveranza hanno aiutato a fare accettare le mie scelte e riconoscere intuizioni che ognuno, in fondo, aveva sempre saputo. Ora, dopo quasi 15 anni, mia madre è diventata vegetariana e nei nostri freezer sono più numerose lasagne e tortellini vegetariani, piuttosto che tradizionali. Qualcuno ha detto che le risposte stanno nella via del mezzo: noi abbiamo trovato questa!

 

Per molti l’animale è l’esatto opposto dell’umano, per altri invece è l’eco di una similitudine, tu cosa ne pensi?

 

Se penso al mondo animale, non lo sento assolutamente separato dal nostro mondo di animali umani. Sento di farne parte, ma soprattutto percepisco la ricchezza del pensarci come parti di un Tutto, dove non regna il concetto di separazione, ma piuttosto di interconnessione. Ogni giorno sento quanto siamo uguali e diversi, nella preziosa unicità che ci caratterizza, non solo come specie, ma anche come individui. Piuttosto, penso alle altre specie animali, come ottimi compagni di cammino e di vita. Quindi, gli animali non li considero l’esatto opposto dell’umano, ma credo invece che siano grandi maestri di integrazione delle nostre parti opposte, di mediazione tra parti in luce e parti in ombra, tra pensiero e sentimento, tra sensazione e intuito. Jung sosteneva che il grande viaggio individuativo di ognuno di noi sta proprio nel trovare un’integrazione dei nostri opposti e credo che in questo, le altre specie animali, possano essere ottimi mediatori e accompagnatori.

 

In base alla tua esperienza cosa consiglieresti a una persona che sta pensando di far entrare nella propria vita un animale?

 

A volte gli animali nella nostra vita arrivano inaspettatamente, altre volte per nostra una nostra scelta consapevole e meditata. La vita con gli animali è un effettiva convivenza, fatta di diversità, di bisogni e di responsabilità. Ma come ogni condivisione, è anche un’inesauribile fonte di crescita e dono reciproco. I bisogni che portano i nostri compagni animali sono concreti, ma anche affettivi. Chiedono non solo accoglienza, cibo e passeggiate, ma anche tempo di qualità insieme e scambi di cuore. E’ una relazione che educa al prendersi cura nella reciprocità, con rispetto e ascolto costante. Vivere con un animale è un impegno a lungo termine e a volte uno sconvolgimento di vita e di prospettive, ma è anche una delle più grandi occasioni che possiamo offrire a noi stessi e all’Altro.