Hillman diceva che possiamo conoscere noi stessi solo attraverso un altro, non ci è concesso di riuscirci da soli.
La relazione con gli animali ci può aiutare in questa scoperta e, per molte di noi, è stato così. Inizieremo una serie di interviste a donne la cui relazione con gli animali è stata il viatico alla scoperta di sé, da un punto di vista personale e a volte, anche professionale.
Venere 50, in collaborazione con la scuola di PTRI, promuove da vent’anni corsi di formazione incentrati sulla relazione con gli animali. Spesso in questi percorsi le protagoniste sono donne, e per molte di loro, da quell’inizio, è partito un viaggio di crescita umana e professionale.
Altre donne che intervisteremo, le abbiamo incontrate nei nostri studi professionali, all’interno di percorsi di crescita o di psicoterapia; in tutti i casi sono testimonianze che pensiamo possano essere d’aiuto al fine di rendere più consapevole il nostro rapporto con gli amici animali.
Oggi vi presentiamo la storia di Simona Bonati.
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Simona, raccontaci com’è iniziata e come si è sviluppata la tua storia con gli animali
Ho amato gli animali fin da bambina. Ero solitaria, con quella sensazione di essere sempre fuori luogo, tra i miei coetanei, ma accettata, senza dover dimostrare nulla, con gli animali che conoscevo. Per molti anni mi sono “accontentata” di frequentare cani e gatti di parenti o amici: non abitavamo in un luogo che permettesse una vita naturale a un gatto o ad un cane, i miei genitori erano fuori tutto il giorno e io ero troppo piccola e inesperta per gestire un animale. Una volta cresciuta, ho iniziato ad inserire in famiglia una gatta, come primo animale. Mia mamma era terrorizzata dagli animali, una sorta di fobia che piano piano, forse suo malgrado, ha superato in buona parte. Poi, dopo il trasferimento nell’attuale mia abitazione in campagna in cui vivo da 24 anni, ho recuperato “il tempo perduto”: cani adottati al canile o recuperati da situazioni spiacevoli, gatti trovatelli e i cavalli (passione nata intorno ai 18 anni, condivisa con mio babbo, che negli ultimi 10 anni è diventata anche un lavoro). Non sono più riuscita a vivere senza la presenza di un animale. Ad oggi fanno parte della mia vita, due cani, tre gatti e cinque cavalli. Gestisco un maneggio, ho a che fare prevalentemente con bambini e ragazzini, vivo circondata da animali e cerco di educare, attraverso la loro conoscenza, all’amore e al rispetto per gli stessi. E vorrei trasmettere, attraverso il contatto quotidiano e la condivisione di esperienze, la passione, la gioia e il sacrificio che questo tipo di relazione comporta.
Ci sono stati momenti cruciali della tua vita in cui questa relazione ti ha sostenuto e cosa ti ha insegnato?
Come dicevo prima, la relazione con gli animali mi ha sempre dato la sensazione di essere nel posto giusto. Credo che la presenza degli animali mi abbia aiutato ad essere più tenace e mi abbia reso più sensibile, in tanti momenti. Ma sono due i momenti cruciali, fondamentali per me
C’è stata una fase della mia vita, abbastanza complicata, in cui sentivo che dovevo mettere fine ad una relazione d’amore malata, di cui ero succube e da cui faticavo a staccarmi, per paura di non riuscire da sola. In quel momento è arrivato Balto. Faceva parte di una cucciolata abbandonata insieme alla madre. Mi ero innamorata di lui appena visto, ma la razionalità mi aveva bloccato: avevo già due cani (Birra e Benny), molti impegni con il lavoro e questa relazione da sistemare che mi portava via tanta energia. Gli avevo trovato un’altra buona sistemazione, dal mio vicino di casa. Ma Balto scappava con ogni stratagemma e veniva a casa mia. Aspettava, davanti al cancello, con le sue orecchie enormi. Aspettava me. Io credevo di aver fatto la scelta migliore per lui, ma lui aveva scelto me. A quel punto mi è venuto in mente il cartone animato di Balto, né lupo né cane (il mio di Balto è un incrocio di mamma cane lupo di Saarlos e un papà ignoto), che salva la bambina. Credo sia stato proprio così. Balto mi ha fatto capire che la forza e l’amore, nel mio caso per me stessa, contano molto di più della razionalità, della paura e delle convenzioni. Balto mi ha salvato. Dalle mie insicurezze. Dalla mia razionalità. Da me stessa.
Un altro momento cruciale è stato il periodo successivo alla morte di mio babbo: se n’è andato in un modo improvviso, seppur non stesse benissimo di salute. Nel primo periodo di vuoto così doloroso, di smarrimento, di mancanza d’aria, la cura e l’accudimento di tutti gli animali del mio mondo sono stati il mio ossigeno, assieme all’amore di mia mamma. Ho pensato che questa sensazione fosse il segnale che dovevo respirare meglio: e mi sono iscritta alla scuola di Pet Therapy Relazionale Integrata del CAT. Questo percorso mi insegnato tanto, in termini di competenze e professionalità. Mi ha restituito tante conferme e sicurezze. Mi ha fatto riflettere e dato lo stimolo per migliorare ancora di più la relazione con i miei animali. E mi ha dato nuovo ossigeno per respirare.
Non ti è mai successo di essere criticata per la tua relazione con gli animali?
Nel corso degli anni c’è stato chi mi ha criticata per il tempo e anche il denaro che, a dire loro, sprecavo per gli animali. Ma in realtà io non ho mai dato peso a queste critiche. E negli anni ho imparato a ricercare e circondarmi solo di chi, anche senza avere tanta esperienza con gli animali, accettasse il mio stile di vita e comprendesse che la mia serenità è fortemente legata al mio rapporto con gli animali.
Per molti l’animale è l’esatto opposto dell’umano, per altri invece è l’eco di una similitudine, tu cosa ne pensi?
Credo che se rimaniamo su un piano superficiale, così come se ragioniamo da un punto di vista antropocentrico, è vero che l’animale è molto diverso dall’uomo. E questo non ci dà la misura di chi, tra i due soggetti, sia migliore rispetto all’altro. Io, anche prima di documentarmi, confrontarmi con chi è più esperto di me e di ricevere qualche nozione in merito, non sono mai riuscita a fare un paragone tra le specie. Ad oggi riconosco negli animali, nei loro sentimenti e nel loro modo di rapportarsi tra simili, e anche con noi umani, una similitudine nel provare delle emozioni, nel fissare delle esperienze positive o negative, nel reagire a situazioni di gioia o dolore, sicurezza o paura, calma o confusione. Credo che se l’umano provasse a comprendere il punto di vista animale, non in base alla propria lettura della realtà ma in base all’alfabeto dell’ “altro da sé”, avrebbe più chiari molti aspetti, capirebbe molte più cose, migliorerebbe decisamente la qualità della vita propria e altrui e riconoscerebbe quell’eco di similitudine. Ma questo anche nel rapporto tra esseri umani stessi, non solo nel rapporto uomo-animale.
In base alla tua esperienza cosa consiglieresti a una persona che sta pensando di far entrare nella propria vita un animale?
Se qualcuno di mia conoscenza mi esprimesse il desiderio di far entrare un animale nella sua vita, lo inviterei a riflettere su tutti gli aspetti che questo comporta sia in termini di responsabilità che in termini di energia. Poi, riflettendo sulla mia esperienza, gli consiglierei di pulire mente e cuore da tutte le aspettative e le pianificazioni. Qualsiasi animale con il quale ho avuto a che fare ha disatteso o stravolto i miei piani, facendo solo del bene, anche quando sembrava un problema. Consiglierei di porsi, sempre, in una condizione di ascolto. Di sé stessi prima che dell’animale. E gli ricorderei che questo “esercizio” è molto faticoso. Consiglierei di prestare attenzione a tutti i segnali che gli animali ci danno, spesso più utili a noi che a loro. Di non perdersi, per troppa fretta o disattenzione, i momenti di gioia e serenità che gli animali condividono con noi. In ultimo consiglierei di praticare la coerenza e l’autenticità, sempre. Per quello che mi riguarda è stata la chiave di svolta nel rapporto con ogni specie animale e anche con le persone con le quali mi relaziono.