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Hillman diceva che possiamo conoscere noi stessi solo attraverso un altro, non ci è concesso di riuscirci da soli.

 

La relazione con gli animali ci può aiutare in questa scoperta e, per molte di noi, è stato così. Inizieremo una serie di interviste a donne la cui relazione con gli animali è stata il viatico alla scoperta di sé, da un punto di vista personale e a volte, anche professionale.

 

Venere 50, in collaborazione con la scuola di PTRI, promuove da vent’anni corsi di formazione incentrati sulla relazione con gli animali. Spesso in questi percorsi le protagoniste sono donne, e per molte di loro, da quell’inizio, è partito un viaggio di crescita umana e professionale.

 

Altre donne che intervisteremo, le abbiamo incontrate nei nostri studi professionali, all’interno di percorsi di crescita o di psicoterapia; in tutti i casi sono testimonianze che pensiamo possano essere d’aiuto al fine di  rendere più consapevole il nostro rapporto con gli amici animali.

Oggi vi presentiamo la storia  di Roberta Ferrari. 52 anni, impiegata

 

 

Roberta, raccontaci com’è iniziata e come si è sviluppata la tua storia con gli animali

 

La mia passione per gli animali nasce insieme a me! Infatti fin da bambina mi sono sempre divertita a giocare ad inventare e ‘costruire’ la mia fattoria ideale attraverso l’utilizzo di animaletti di gomma. Una fattoria speciale che comprendeva, oltre ai classici animali, anche quelli più esotici o comunque non esattamente da cortile: orsi, tigri e giraffe erano i benvenuti al fianco di galline oche e gattini.
All’età di 10 anni ho ottenuto di portare a casa una gattina trovata in montagna, probabilmente allontanata dalla cucciolata e conseguentemente vittima di ‘scherzi’ e maltrattamenti da parte di chi trova divertente sfogare le proprie frustrazioni sugli animali indifesi.
Era evidente fin da subito che la mia predisposizione fosse quella di salvare, da situazioni pesanti, gli animali di qualsiasi razza.
Minù è rimasta con me 12 anni, accompagnandomi durante tutta la fase dell’adolescenza. Nonostante fosse un po’ selvatica, abituata a vivere all’aria aperta, l’ho sempre considerata parte fondamentale della mia vita. Purtroppo però non ero con lei quando, colpita da un tumore, mi ha lasciata per sempre. L’ho vissuto come un tradimento nei suoi confronti e ho giurato che non avrei mai più lasciato solo un animale nel momento di maggior bisogno.

 

Dopo pochi anni è arrivata un’altra Minù guarda caso trovata in cortile, pelle e ossa e con una malattia agli occhi letale per i cuccioli. Curata e coccolata è rimasta con me 17 anni. Abbiamo vissuto letteralmente in simbiosi. Se stavo male io, stava male anche lei. Dov’ero io c’era anche lei. Ma cosa fondamentale, sono stata al suo fianco fin all’ultimo respiro.

 

In che momenti cruciali della tua vita questa relazione ti ha sostenuto e che cosa ti ha insegnato.

 

Dopo la morte di Minù ho provato ad intraprendere altre strade, altre attività. Ma la presenza di un animale mi mancava troppo. Dare e ricevere amore incondizionato è la sensazione più pura che si possa provare. Ma non mi bastava più la semplice convivenza e così ho deciso di fare della mia passione qualcosa di utile anche per il prossimo. Nasce così la scelta di partecipare ad un corso per ottenere la qualifica di Operatrice di Pet Therapy Relazionale Integrata. In quel momento però non avevo ancora ben chiaro in che modo avrei sviluppato la mia idea, ma sapevo che avrei trovato la strada giusta, frequentando altre persone che come me condividevano una passione. Così, piano piano, ha preso sempre più piede l’idea di combinare la Pet therapy al gioco e all’attività fisica. Venendo dal mondo della pallavolo per me il gioco con la palla, la corsa e l’esercizio fisico in generale, rappresentavano una parte fondamentale della mia vita.

 

Pertanto ho deciso che per realizzare questo progetto occorreva affidarsi ad un cane particolarmente adatto per questo genere di attività. Così per la prima volta nella mia vita sono passata dall’adottare gatti, all’adozione di un cane. Ovviamente doveva essere un’adozione speciale e questo mi ha portata a frequentare il Canile di Modena. Lì per la prima volta ho provato quella che senza dubbio si può definire ‘Attrazione fatale’. Lui era lì in un angolino, bello come pochi, ma con l’aria rassegnata di quello che pensa di non essere all’altezza della situazione. Giotto, border collie strappato ai suoi aguzzini dopo due anni di catena e botte. Un anno di canile per aiutarlo a riacquistare fiducia negli esseri umani. Giotto era un cane dalle incredibili potenzialità con grandissima voglia di fare ed imparare, ma condizionato dalla diseducazione ricevuta nei primi, fondamentali anni di vita. Non era possibile godersi insieme a lui una passeggiata senza correre il rischio di regalare un morso a chiunque incontrassimo sulla nostra strada. Senza considerare la tensione e la diffidenza che lo attanagliavano in ogni situazione. A quel punto ho dovuto mio malgrado accettare il fatto che non fosse il cane adatto per praticare la Pet Therapy, ma, come mi disse una persona speciale, Giotto aveva una missione. Restava solo da scoprire quale fosse. Ben presto ho capito e Giotto è rimasto figlio unico per poco tempo.

 

La mia predisposizione ad adottare cani anziani e/o malati ha avuto il sopravvento, perciò ho cominciato a cercare presso i canili quelli che nessuno avrebbe mai adottato. Prima è arrivata Sissi, ormai in fase terminale. E’ rimasta con me solo due mesi, durante i quali ho dovuto prestarle molte cure, ma niente mi avrebbe fatto desistere ddall’assisterla fino all’ultimo minuto quando, mentre la veterinaria la addormentava per sempre, io ero lì con lei a riempire di baci la sua testolina ormai pelle e ossa. Subito dopo è arrivata Lilly, una super-nonnina di 2,5 kg, tutto pelo, abbandonata alla stazione provinciale di Modena. Fortunatamente non è stata investita da un treno e così da 3 anni è la mia ombra. Da un anno poi è arrivata anche Rossella, un’altra anzianotta trovata vagante con la mascella rotta (probabilmente a seguito di una botta), ma che nonostante tutto non ha mai smesso di avere fiducia negli uomini e dimostra continuamente e a chiunque affetto e gratitudine. Ovviamente sono consapevole del fatto che le loro vite insieme a me saranno molto brevi, ma questo non mi impedisce di continuare ad adottare cani anziani.

 

La sofferenza per la loro morte, come nel caso di Sissi, viene ampiamente ripagata dalla soddisfazione di aver regalato loro una vita dignitosa e circondata di amore. Con Giotto poi ho cominciato finalmente ad apprezzare le lunghe passeggiate in campagna, immersa nella natura, lontano dal caos cittadino e ad apprezzare perfino le alzatacce alle 6 del mattino con qualsiasi situazione climatica. Il risveglio della natura è una delle emozioni più entusiasmanti che abbia mai vissuto e questo mi aiuta quotidianamente ad affrontare la giornata. Fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di arrivare a tanto, mentre adesso per potermi dedicare il più possibile a Giotto e alle nostre lunghe passeggiate, ho scelto di rinunciare a una fetta di stipendio pur di godermi buona parte della giornata.

 

Non ti è mai successo di essere criticata per la tua relazione con gli animali?

 

A volte mi capita di essere criticata per questa mia scelta. Molti trovano sia esagerato dedicare loro tanto tempo, rinunciare a tante cose e metterli davanti a tutto. Ma loro dipendono da me. Se avessi pensato di non riuscire a prendermene cura non avrei intrapreso questa strada. I cani sono un impegno? Io ritengo che tutto nella vita sia un impegno: alzarsi alla mattina e recarsi a lavorare è un impegno, mantenere rapporti cordiali con le persone è un impegno, prendersi cura di sé è un impegno. Poi ognuno di noi sceglie a quale a impegno dare priorità. Il mio è quello di ripagare i miei cani dell’affetto e della riconoscenza che solo loro sanno dimostrare.

 

Per molti l’animale è l’esatto opposto dell’umano, per altri invece è l’eco di una similitudine, tu cosa ne pensi?

 

Giotto è caratterialmente la mia trasposizione canina! Attraverso la sua diffidenza, le sue paure e le sue insicurezze ha messo in risalto i miei peggiori difetti: diffidenza, paura ed insicurezza. E’ stato sconvolgente capire, giorno dopo giorno, come i suoi atteggiamenti fossero esattamente identici a quelli tenuti da me in una situazione simile in mezzo agli esseri umani. Ho cominciato un durissimo lavoro di educazione con Giotto, ho lavorato per anni per fargli acquisire sempre più fiducia e per abituarlo a convivere con altri esseri viventi, umani o canini che fossero. Ma il lavoro più duro è quello che, inconsciamente, ho effettuato su me stessa.

 

L’essere obbligata ad uscire con lui osservando le sue reazioni e correggerlo di conseguenza, mi ha aiutata ad effettuare lo stesso lavoro su di me. Sono addirittura arrivata ad intraprendere un lavoro di vendita di prodotti per cani e gatti, cosa che mi obbliga a frequentare quotidianamente decine di persone con i loro caratteri, le loro esigenze e le loro pretese. Ma mi ha anche dato la possibilità di conoscere persone dal cuore grande con caratteristiche rare negli esseri umani, votate per il volontariato e la passione per gli animali soprattutto bisognosi. Oltretutto, cosa per me incredibile, la gente mi apprezza e mi dedica volentieri mezz’ora del suo preziosissimo tempo per ascoltare le mie esperienze.

 

In base alla tua esperienza cosa consiglieresti a una persona che sta pensando di far entrare nella propria vita un animale?

 

 

Quella di adottare un cane, oltretutto impegnativo, è stata sicuramente l’esperienza più importante della mia vita e a chiunque desideri adottare un cane dico sempre di prenderlo solo se si è disposti a fare delle scelte tenendo conto della sua presenza. Io ho modificato completamente il modo di vivere le ferie estive. E anche questo mi ha comunque dato la possibilità di conoscere persone con le quali è nata un’amicizia profonda. Ovunque, ma sempre e comunque con i miei 3 cani. Loro contano solo su di noi, ripongono su di noi tutta la loro fiducia ci amano più di qualsiasi altra cosa al mondo. E mai per alcun motivo dobbiamo deluderli. Loro non sanno cosa voglia dire essere egoisti. Dovremmo imparare tutti da loro e smettere di essere egoisti.