Mentre stiamo vivendo ora decisive, in attesa di sapere se l’ex presidente della BCE Mario Draghi, riuscirà ad avere una maggioranza in grado di sostenerlo per i prossimi mesi, l’ISTAT per bocca del suo presidente Giancarlo Blanciardo, torna ad evidenziare il gravissimo problema di gender gap che attanaglia il nostro paese, colpendo il 50% della sua popolazione: le donne.
I miliardi del Recovery Fund sono ovviamente al centro della discussione: dipenderà da come verranno utilizzati, se si riuscirà a creare una soluzione di continuità per quanto riguarda la disparità di genere nel mondo del lavoro, resa ancora più grave dalla pandemia, come già abbiamo più volte avuto modo di raccontare in questa rubrica.
I dati sono impietosi: dei 101 mila occupati in meno, registrati nel mese di dicembre, quasi tutte sono donne, lavoratrici indipendenti e il 60% di loro è al di sotto dei 34 anni. Rispetto al dicembre del 2019, la perdita di posti di lavoro è di 444 mila unità ed il 70% di questi riguarda le donne.
Il Recovery Fund dovrà destinare il 57% delle sue risorse ai settori ‘green‘ e della digitalizzazione: bene, nel primo la percentuale di donne impiegate è del 20%, nel secondo del 30. Risulta evidente che se all’interno di questi due settori non verranno riequilibrate le quote di occupazione, le donne verranno praticamente tagliate fuori da questo piano, continuando a rimanere ai margini là dove si prevede invece ci possano essere prospettive di maggior sviluppo e investimento.
Nel corso di questi mesi molte donne si sono mobilitate a vari livelli per esercitare la necessaria pressione affinché il Recovery Fund possa rivelarsi una vera occasione di emancipazione ed equità, nella consapevolezza che il benessere del paese e il rilancio della sua economia, non può prescindere dal raggiungimento di una parità di genere che per ora, in Italia, continua ad essere un miraggio.
Tra le iniziative in campo, c’è anche la costituzione del movimento Half of it, donne per la salvezza, nato per iniziativa di donne del mondo della politica e della società civile. Insieme hanno realizzato un Manifesto, un documento programmatico rivolto al governo e riassunto in questo video, con una serie di proposte concrete, che possano indirizzare l’esecutivo ad un piano di investimenti capace di tenere conto di questa emergenza nell’emergenza.