Questa settimana vogliamo segnalarvi un interessante articolo pubblicato su iI Post, che riporta stralci di un’intervista alla scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, recentemente al centro di un (acceso) dibattito sulle donne transgender e su come i social vengano utilizzati per portarlo avanti, soprattutto dalle generazioni più giovani.
Ciò che emerge da questo articolo sono due considerazioni. La prima è che la discussione intorno al tema del genere è molto più complessa di quanto saremmo portate a percepirla, se ci limitassimo, ad esempio, alle sole prese di posizione dei gruppi TERF (femministe radicale transescludente) riemerse recentemente attorno al ddl Zan sull’omotransfobia. L’identità di genere è un tema che solo da pochi anni comincia a trovare spazio al centro dio un dibattito che mostra le sue inevitabili complessità, come ci mostra il caso di Chimamanda Ngozi Adichie. E’ evidente che occorra continuare a confrontarsi e accogliere dubbi e incertezze, come necessario contributo ad uno scambio di opinioni che proprio perché non coincidenti, danno la possibilità di valutare e analizzare un tema sotto tutti i suoi aspetti, anche quelli più controversi.
Ma le posizioni della scrittrice nigeriana, che però non possono certo essere ridotte ad una piatta e acritica adesione a quelle TERF e le reazioni che queste hanno provocato, come leggiamo nell’articolo, sollevano anche il problema della capacità (o incapacità) di gestire la diversità di punti di vista su questo delicato argomento. La Adichie ha probabilmente ragione quando esprime la sua sorpresa nel registrare le reazioni sui social di alcune giovani donne che le si sono scagliate contro pubblicando tweet di condanna, senza aver cercato prima un confronto diretto con lei, manifestando forme di ortodossia e rigidità, che impediscono e ostacolano il necessario confronto tra pensieri che non possono essere omologhi, ma che reclamano il diritto di essere accolti nella discussione.
Venere 50 ritiene che sia fondamentale ascoltare tutte le voci che esprimono una visione articolata, anche se non coincidente con la proprie e che la strada per il pieno riconoscimento di pari diritti per tuttƏ, non sia certo sgombra di ostacoli, ma che l’unico modo di percorrerla in modo costruttivo ed inclusivo sia di farlo con tutta l’onestà intellettuale che siamo in grado di profondere.