Una tra le più seguite e diffuse è quella dell’attivista cairota Nour Eman, che con il suo account Mother Being posta video in cui parla di sesso in modo informale (mentre sta cucinando, ad esempio) e realizza podcast che sfruttano la capacità della rete di sfuggire alle censure governative e abbattere le barriere di paura e diffidenza.
“Sex Talk in Arabic”, prodotto da un gruppo di donne arabe in Medio Oriente ed espatriate, ha attirato decine di migliaia di follower su Instagram e Facebook per la sua grafica, i suoi video e il sostegno alla comunità L.G.B.T.Q. . “Il nostro obiettivo principale è abbattere i tabù e abbattere i miti”, ha affermato Fatma Ibrahim, la trentaduenne creatrice di questa pagina Instagram. Su questo social sono attivi anche i profili della sessuologa libanese Sandrine Atallah e della ginecologa Deemah Salem, anche loro impegnate quotidianamente a chiarire dubbi e fornire risposte ad un pubblico sempre più ampio di donne di lingua araba.
Nancy Ali, ricercatrice associata all’Università Sorbona di Parigi, specializzata nello studio del genere e della memoria in Medio Oriente e Nord Africa ha commentato queste iniziative affermando che “il nostro linguaggio riguardo al sesso è estremamente eufemistico e dunque l’idea di discutere le parti del corpo sessuale in questo modo diretto è un’esperienza nuova per noi, per non parlare del fatto che sono le donne a farlo“. In un momento in cui i social media sono sotto attacco per la diffusione di disinformazione, queste donne utilizzano invece la rete per contrastare la disinformazione, sfruttando la capacità dei social media di attraversare i confini di classe e nazionali per raggiungere le donne arabe in tutta la regione e oltre.