Seleziona una pagina

Il primo giugno si celebrerà la prima edizione del Modena Pride.

Paola Vigarani, per Venere 50  ha incontrato Marco Gentle, 48 anni, titolare del negozio ”Palla di pelo”, per parlare di omosessualità, amore, intolleranze e diritti. Alcuni conquistati, altri ancora da conquistare.

 

 

Marco a giugno 2018 ti sei sposato con il tuo compagno di sempre Spyros. Che valore personale attribuisci al tuo matrimonio?

 

Questa unione l’ho fortemente voluta non per rafforzare o confermare il nostro rapporto, non ce ne era bisogno perché dopo vent’anni di convivenza ho tutte le risposte che desideravo. L’abbiamo voluto come riconoscimento dei nostri diritti. Pago i contributi come tutti gli italiani e voglio decidere io a chi lasciare quel che ho creato nell’arco della mia vita. La mia reversibilità di pensione, l’essere assistito in ospedale, decidere per il mio funerale. Sembra una risposta materiale, ma è tutto ciò di cui si devono occupare le coppie eterosessuali né più né meno.

 

 

Cosa ne pensi dell’annosa questione discussa e dibattuta sui figli delle coppie gay?

 

Le adozioni sono un tasto dolente. Personalmente sento una sofferenza immensa nel non poter avere figli, indescrivibile, ma sono contrario. Sia ben chiaro con questa affermazione non intendo dire che una coppia gay non possa essere costituita da bravi genitori, anzo, sicuramente meglio di tante coppie etero.
Amo i bambini e penso che non sia il momento storico più adatto. Sarebbero sottoposti a pregiudizi. Una cosa alla volta e si farà tutto, siamo arrivati alle unioni quando nessuno ci credeva.

 

 

Marco per la tua attività sei spesso sui social. Che percezione hai dell’omofobia in rete?

 

L’omofobia in rete è diffusa ed è terribile. Mi consola però che la maggior parte delle volte a scrivere e discutere di gay in modo volgare e offensivo sono adulti cinquantenni e non giovani. I giovani sono già avanti e in molti non se ne sono accorti.

 

 

Mahmood cantante e vincitore di San Remo ha dichiarato “Mai detto di essere gay. Il coming out è un passo indietro”. Considerandolo anacronistico. Tu cosa ne pensi? Secondo la tua esperienza, pensi che fare “coming out” oggi per un ragazzo adolescente sia più difficile rispetto al passato?

 

Trovo che il vero superamento avverrà quando più nessuno ti chiederà se ami un uomo o una donna. Oggi ci si sente più liberi di esprimersi, ma comunque resta il fatto che dipende dove vivi e che cultura ti circonda.

 

 

Sono tantissimi anni che hai dichiarato il tuo orientamento sessuale. Percepisci ancora il pregiudizio e/o addirittura denigrazione ?

 

Io sono molto fortunato perché ho una famiglia forte e piena di amore, quindi non ho mai vissuto pregiudizi o denigrazione. Rimango però attento al mondo che mi circonda e purtroppo c’è ancora tanta cattiveria e ignoranza radicata a tal punto da rendere ottuse le persone.

 

Il 1° giugno 2019 ci sarà la prima edizione del Modena Pride. Si celebreranno i 50 anni dai Moti di Stonewall, prima occasione in cui le persone LGBTI+ hanno rivendicato i propri diritti a New York. La rivendicazione di un orgoglio e la richiesta del riconoscimento dei diritti. A Modena questo accadrà per la prima volta. Cosa ne pensi? Parteciperai?

 

Parteciperò al Pride perché non ci sono mai stato, sono curioso di osservare e cogliere ciò che mi trasmetterà.

 

In una società eteronormata, razzista e maschilista, mi provi a raccontare empaticamente quanto il giudizio omofobo può ferire un giovane uomo? E un uomo della tua età? Quali strumenti occorre possedere e mettere in campo per proteggersi ?

 

Questa è una domanda molto difficile perché ognuno di noi ha un suo modo di reagire. Giudicare è sempre sbagliato se poi ci aggiungiamo l’omofobia che è un giudizio sul giudizio, lo è ancor di più. É come la donna che viene definita troia perché un tizio al bar ha deciso di raccontare di aver fatto sesso con lei anche se non è vero, nessuno va dalla donna a chiedere o la difende, no oramai è sulla bocca di chi vuol credere a questa storia e quindi per tutti sarà una troia e basta. Ecco un gay tacciato dal pregiudizio si sente allo stesso modo. Non sa cosa ha fatto di male, ma sente di essere comunque punito in modo feroce e ingiusto. Numerosi sono i casi di suicidio, soprattutto tra adolescenti, perché non protetti e non supportati. La famiglia deve essere il primo strumento di difesa, sempre!!

 

Sono ancora troppi i casi in cui l’omosessualità è occasione e motivo di odio e violenza. Cosa credi si possa fare in termini politici ma soprattutto personali per contrastare l’omofobia ?

 

Bisogna applicare le leggi che ci sono. Ricordo che nel 2001 un mio collega mi offese chiamandomi “culattino” e per sminuirmi lo fece davanti ad uno stagista di 16 anni. Io lo denunciai e trovai un giudice che applicò la legge, il mio collega fu condannato ad un risarcimento nei miei confronti di 3000 euro, più una lettera di scuse affissa sulla bacheca sindacale. Le leggi ne abbiamo anche troppe, bisogna che ci sia l’impegno serio da parte dello Stato nel tutelare i propri cittadini. Ci vuole anche tanta conoscenza di vita, senso di umanità e di rispetto. Io insegnerei ai miei figli ad amare, li porterei a visitare Auschwitz, l’Africa, l’ India, farei vedere a loro di cosa è stato capace l’uomo e cosa ancora sta facendo. Ecco forse così sarebbe più facile per loro apprezzare la vita e le persone che li circondano.
La vita è un bene così grande e meraviglioso che nessuno ha il diritto di distruggere