Seleziona una pagina

di Paola Vigarani

 

L’Onu ha approvato la risoluzione contro lo stupro come “arma di guerra”, un passo in avanti per la protezione di donne e bambine.

 

Lo scorso 23 aprile, Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione sul tema “lo stupro come arma di guerra”. Erano presenti il segretario generale Antonio Guterres, i premi Nobel per la pace Nadia Murad e Denis Mutwege e l’avvocata attivista Amal Clooney. La Germania, presidente di turno dei Quindici, ha lavorato duramente per far sì che la bozza venisse adottata durante l’incontro, cercando di superare l’opposizione degli Stati Uniti. Peraltro, dalla risoluzione era già stata eliminata una parte importante, quella relativa all’istituzione di un nuovo meccanismo per monitorare e segnalare tali atrocità in guerra, poiché gli Usa, insieme a Russia e Cina, si erano dichiarati contrari.

 

Il segretario generale Guterres ha spiegato che «nonostante numerosi sforzi, la violenza sessuale continua ad essere una caratteristica orribile dei conflitti in tutto il mondo». Dobbiamo riconoscere che lo stupro in guerra colpisce in larga misura le donne perché è collegato a questioni più ampie come la discriminazione di genere», ha proseguito, sottolineando che c’è «un’impunità diffusa» e la «maggior parte di questi crimini non viene denunciata, investigata o perseguita». Infine, ha incoraggiato il Consiglio di Sicurezza a «lavorare insieme per superare le differenze: la risposta globale deve garantire la punizione degli autori e il sostegno completo ai sopravvissuti».

 

Amal Clooney, attivista ed avvocata, sostiene che la bozza volta a combattere l’uso dello stupro come arma di guerra, presentata al Consiglio di Sicurezza, approvata con 13 voti a favore e due astenuti (Russia e Cina) sia un passo avanti, soprattutto perché rafforza il regime di sanzioni e di punizioni per coloro che commettono tali crimini.
Per il diritto internazionale e quello umanitario, questa bozza rappresenta un esplicito riconoscimento degli stupri di guerra e permetterà di creare una difesa contro chi commette questo reato, che da oggi è definito e delineato.
Lo stupro è purtroppo una consuetudine e strumento di guerra che consiste nella violenza sessuale perpetrata maggiormente a danno di donne e bambine da soldati, altri combattenti o civili durante un conflitto armato, una guerra o un’occupazione militare. Questa va distinta dalle violenze sessuali commesse tra soldati in servizio attivo. E’ un arma vera e propria, utilizzata in società patriarcali in cui il padre o l’autorità che ne fa le veci simboliche, esercita potere determinando, attraverso lo stupro, l’appartenenza e la soggiogazione di una persona o di un gruppo.

 

In questa forma di violenza rientra anche la prostituzione forzata delle donne che sono costrette a prostituirsi o a diventare schiave sessuali dalle forze occupanti, come nel caso delle comfort women durante la seconda guerra mondiale e che spesso sono anche costrette a seguire le trasferte degli eserciti occupanti per soddisfare i bisogni sessuali dei soldati. Queste donne subiscono una violenza atroce anche quando cessa il conflitto, perché spesso non vengono riammesse a fare parte delle comunità, in quanto non solo sono disonorate, ma cosa ancora più grave sono disonorate dal nemico.

 

Questo fenomeno, presente nella società sin dall’antichità, si pensi al Ratto delle Sabine, mito fondativo della Roma antica nel suo passaggio alla repubblica, èan cora diffusissimo. Solo nel 2008 il Consiglio di Sicurezza aveva approvato la risoluzione n.1820 (con l’assenso di 30 paesi ,tra cui l’Italia) nella quale si condannava l’uso dello stupro come arma di guerra e veniva riconosciuto come forma di genocidio di genere. Con l’approvazione del 23 aprile diventa auspicabile la maggiore possibilità di sanzionare e condannare attraverso i tribunali internazionali chi commette questo reato e una maggiore ed adeguata protezione alle donne e alle bambine che ne sono vittime.