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Sono tantissime le donne che ci raccontano le loro esperienze, le difficoltà, ma anche i successi in una società in cui uomini e donne posseggono gli stessi diritti, ma non le stesse opportunità, non solo in famiglia, ma anche nel lavoro e nella vita sociale. Venere50 ha scelto alcune di loro ed ad ognuna di esse ha chiesto di raccontare la loro storia.
Questa settimana Paola Vigarani  ha incontrato Catia Toffanello. 50 anni, responsabile Settore cooperative sociali di Lega Coop.

 

Ci racconti il tuo percorso professionale e come sei arrivata al ruolo che ricopri attualmente?    

 

Lavoro in Legacoop dal 2012, il mio percorso lavorativo è stato fino ad aggi ricco di esperienze e di incontri fortunati.
Partiamo da lontano, sono arrivata a Modena per trovare lavoro che avevo poco più di 20 anni e ho dovuto sperimentare molto presto l’autonomia. Ho iniziato a lavorare nel sociale come OSS: il primo incontro fortunato è stata la cooperativa Gulliver, le devo molto, mi ha fatto crescere professionalmente e umanamente. Nel 2007 ho trasformato il mio ruolo di delegato sindacale in un impegno a tempo pieno e ho lavorato per 5 anni all’interno della CGIL. Questa esperienza mi ha fatto vedere una realtà diversa e molto più complessa di quella che conoscevo nell’ambito della mia impresa.
Ho avuto la fortuna di lavorare con persone dotate di grande umanità e professionalità, quando nel 2012 ho deciso di rientrare in Cooperativa dal distacco sindacale, mi è stato proposto di ricoprire il mio ruolo attuale all’interno di Legacoop.
E’ stato quindi un percorso molto lungo, partito dal basso che però oggi mi permette di lavorare sempre con una logica attenta all’impresa e alle persone che la compongono.

 

Come concili il tuo impegno lavorativo con la tua vita privata?

 

Questa forse è la cosa più difficile, il mondo del lavoro si è molto trasformato, chiede a pochi quello che prima facevano in tanti.
Le continue riduzioni di personale incidono enormemente sulla qualità e quantità del lavoro.
Questo riguarda in particolare le donne che non hanno figli: a loro si chiede sempre qualcosa in più, sembra quasi che noi siamo sprovviste di una vita privata.
Non esistono le pause pranzo, si richiede la nostra presenza agli incontri serali e una flessibilità oraria massima. Questo ovviamente accompagnato da una valutazione professionale che continua a premiare la presenza in ufficio e non i risultati, quindi noi donne siamo già svantaggiate rispetto agli uomini.
Potrei portare mille esempi di colleghi che preferiscono stare in ufficio, io a differenza loro ho sempre cercato di mantenere vivi i miei interessi e le mie passioni .

 

 

Come hai raggiunto un ruolo dirigenziale in un paese dove la percentuale di direttori è costituita per la maggior parte da uomini? Hai avuto delle difficoltà?

 

Raccontavo all’inizio di alcuni incontri fortunati: è stato un uomo a propormi questo lavoro.
E’ una persona che professionalmente mi conosce molto bene e penso sia stata premiata la mia determinatezza , la mia coerenza e la mia carica valoriale.
Tendo ad essere una persona molto schietta ed aperta al confronto, soprattutto penso di avere la capacità di imparare dagli altri e dalle esperienza fatte, cerco di assorbire tutto il bene e le conoscenze che gli altri mi possono trasmettere.
E’ fondamentale per me lavorare con gli altri, sentirmi parte di un gruppo, non amo i ruoli solitari.

 

 

Pensi che per raggiungere tale mansione hai dovuto acquisire maggiori competenze di colleghi maschi?

 

Forse nel mio caso no, quello che c’è di diverso nei miei confronti sono le aspettative e il giudizio.
Noi donne dobbiamo sempre dimostrare che sappiamo fare bene, fatichiamo a vederci riconosciuto il ruolo.
Banalizzando, un uomo mediocre è sempre miglior e di una donna discreta, soprattutto nei ruoli di rappresentanza politica e in alcuni ambienti risulta ancora difficile immaginare che una donna rappresenti un’impresa o una associazione. Lo percepisci nei loro occhi quando intervieni in una riunione o ad una iniziativa pubblica.

 

Ti occupi di cooperativismo. Questa filosofia lavorativa è efficace nella tua esperienza di collaborazione in equipe? Emergono problematiche con le colleghe più giovani o più anziane in tema di collaborazione e condivisione degli obiettivi aziendali?

 

I modelli di lavoro e soprattutto i luoghi di lavoro sono ancora oggi molto difficili da abitare se non ti attieni a certe regole, prima fra tutte la competizione.
I gruppi di lavoro e chi ovviamente li dirige sono sempre meno attenti alle esigenze e alle aspettative del singolo e i lavoratori non riescono quindi a fare squadra.
Sempre più spesso quello che accade è una rivalità generazionale giovani contro senior che comporta una frattura netta tra il prima e il dopo, non supportata da una reale analisi delle competenze.
Ma esistono per fortuna  luoghi di lavoro dove la cooperazione, la partecipazione sono ancora un valore e questo sicuramente garantisce a tutti/e pari opportunità e qualità del lavoro.
E’ proprio nella partecipazione che si creano le condizioni di massima espressione delle persone e delle loro capacità.

 

Lavori anche sulla discriminazione di genere nel mondo del lavoro e sei parte del Comitato alle pari opportunità di LegaCoop .Hai mai subito discriminazioni in ambito lavorativo? Se sì, maggiormente da uomini o donne?

 

Penso che anche le discriminazioni in ambito lavorativo si siano trasformate di pari passo con le trasformazioni della società e del mondo del lavoro.
Quelle che incontriamo oggi sono molto più subdole, a volte vengono anche sottovalutate e/o addirittura giustificate dalla maggior parte delle persone.
Nel mio caso, la risposta è si, le ho subite. Quando ero molto giovane si manifestavano con apprezzamenti e giudizi pesanti sulla mia persona, arrivando anche in un caso a denunciarle al mio responsabile .
In questo momento invece mi rendo conto che una donna di 51 anni viene percepita, sia dagli uomini che dalle donne, come una persona che non ha più molto da dare, troppo vecchia per avere nuove e brillanti idee, ma ancora troppo giovane per andare in pensione. A volte inoltre ,per non farci mancare nulla, dobbiamo confrontarci anche con colleghe molto vicine alla pensione che per paura di perdere il ruolo non ti trasmettono le informazioni e non collaborano con te, vanificando tutto ciò che negli anni avevano costruito per sé e per le altre donne::questo fatico ancora di più a comprenderlo.
Tutti questi comportamenti ovviamente vengono mascherati con goliardia oppure facendo in modo che donne come me vengano lasciate ai margini dei luoghi dove si elabora e si progettano cose nuove. Spesso  ci si sente dire che dobbiamo cambiare, innovare e ancor peggio, svecchiare!
Nel mio caso mi è capitato e mi capita ancora di essere discriminata per il fatto che sono rimasta fedele alla mie idee politiche, alla mia visione del mondo.
Ma penso che sia e sarà sempre questa mia caratteristica a rendermi una persona migliore.