Hillman diceva che possiamo conoscere noi stessi solo attraverso un altro, non ci è concesso di riuscirci da soli.
La relazione con gli animali ci può aiutare in questa scoperta e, per molte di noi, è stato così. Inizieremo una serie di interviste a donne la cui relazione con gli animali è stata il viatico alla scoperta di sé, da un punto di vista personale e a volte, anche professionale.
Venere 50, in collaborazione con la scuola di PTRI, promuove da vent’anni corsi di formazione incentrati sulla relazione con gli animali. Spesso in questi percorsi le protagoniste sono donne, e per molte di loro, da quell’inizio, è partito un viaggio di crescita umana e professionale.
Altre donne che intervisteremo, le abbiamo incontrate nei nostri studi professionali, all’interno di percorsi di crescita o di psicoterapia; in tutti i casi sono testimonianze che pensiamo possano essere d’aiuto al fine di rendere più consapevole il nostro rapporto con gli amici animali.
Oggi vi presentiamo la storia di Alessandra Ronchetti
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Raccontaci com’è iniziata e come si è sviluppata la tua storia con gli animali
Nella casa dei miei nonni materni hanno sempre abitato dei cani per cui, fin da piccola, sono stata abituata alla loro presenza, anche se la modalità di convivenza era tipica della mentalità di campagna e quindi gli animali non erano ritenuti come veri e propri membri del nucleo famigliare. Poi a 10 anni è arrivata Pallina ma anche qui, penso, nella modalità sbagliata. E’ arrivata in occasione del mio compleanno, non ero minimamente consapevole né dell’impegno, pratico ma sopratutto affettivo che avrebbe comportato il suo arrivo in famiglia. Bambina e poi da adolescente alla scoperta del mondo e delle amicizie, non ho goduto in maniera consapevole del contributo dato dalla sua presenza e questo è un gran rimpianto. Nel 2011 è entrato a far parte della mia vita Tommy, brontolone razza fantasia che da 8 anni a questa parte cresce e cambia insieme a me.
Ci sono stati momenti cruciali della tua vita in cui questa relazione ti ha sostenuto e cosa ti ha insegnato?
Tommy è entrato nella mia vita proprio quando questa ha iniziato un cambiamento radicale. Insieme a lui ho affrontato il passaggio da un lavoro di ufficio ad una dimensione lavorativa completamente diversa, fatta di relazioni con l’’altroì inteso come persone, natura e animali.
Insieme abbiamo dovuto metterci in gioco e ripensarci in un ottica di gruppo, di cooperativismo, scoprendo ogni giorno nuove competenze o difficoltà da superare. Ed è stato meraviglioso poter assistere all’accoglienza che Tommy ha riservato alle mie due bimbe; la sorpresa e le coccole dei primi mesi, la diffidenza per i primi sconosciuti movimenti e poi la grande amicizia e rispetto emersa tra loro e che tutt’ora li rende davvero fratello e sorelle. La vita con Tommy è un’inesauribile fonte di scoperte e riflessioni.
Non ti è mai successo di essere criticata per la tua relazione con gli animali?
Capita a volte di sentirsi non capiti, di percepire la distanza di pensiero ma credo di aver imparato che non è per forza necessario cercare di spiegare a parole le proprie scelte; spesso parlano i fatti e nel mio caso penso che parli la serenità che da qualche anno mi accompagna e che credo sia visibile agli altri, quando racconto del mio lavoro.
Per molti l’animale è l’esatto opposto dell’umano, per altri invece è l’eco di una similitudine, tu cosa ne pensi?
Per quanto riguarda la mia esperienza sostengo fortemente che i nostri compagni di viaggio a 4 zampe siano il nostro specchio. Con uno sguardo che va oltre il vedere, che comprende il mettersi in osservazione e ascolto profondo, possiamo cogliere la grande connessione tra noi e gli animali, in particolare modo quelli con cui condividiamo il nostro percorso di vita
In base alla tua esperienza cosa consiglieresti a una persona che sta pensando di far entrare nella propria vita un animale?
La prima parola che mi viene in mente è apertura. Consiglierei prima di tutto di riflettere se se si è pronti ad una grande apertura, su più piani e tra tutti su quello emotivo. Questa apertura sarà reciproca solo se riusciremo noi a metterci in questa condizione perché il nuovo membro della famiglia lo sarà già, in maniera istintiva.