A partire dal buddismo delle origini, si sono privilegiati gli aspetti spirituali, sottacendo quelli più umani, come ad esempio il senso dell’umorismo, la maestria nei giochi di parole e la forte predisposizione all’empatia, elementi che in molteplici fonti ritroviamo, ma che sono stati poco diffusi.
L’immagine del Buddha arrivata fino a noi, ha privilegiato gli aspetti trascendenti e individuali della sua esperienza. La raffigurazione che più abbiamo in mente lo ritrae solo, assorto in un calmo silenzio.
Ma quello che ci può davvero aiutare è guardare alla natura estremamente umana del Buddha e al suo essere relazionale.
Le intuizioni del Buddha sostengono quella che oggi viene chiamata psicologia buddista, che risulta essere di una rilevanza attualissima, proprio perché basata su una tradizione sapienzale incentrata sull’esperienza umana, supportata attualmente da studi neuroscientifici sul funzionamento della mente.
In particolare, tale approccio psicologico si sta rilevando di evidente efficacia nelle terapie per la riduzione dello stress, come il protocollo MBSR.
Ma torniamo alla psicologia buddista e a ciò che ha tratto come insegnamento dall’esperienza umana del Buddha. Possiamo sintetizzarlo nelle 4 nobili verità: la Verità del dolore, la Verità dell’origine del dolore, la Verità della cessazione del dolore, la Verità della via via che porta alla cessazione del dolore.
Altra indicazione che si può trarre dall’esperienza umana del Buddha è il suo essere relazionale. Tale caratteristica è forse quella presa meno in considerazione dalle varie discipline spirituali. Si è da sempre promossa una pratica individuale quando la nostra specie è una specie sociale che dunque trae estremo beneficio dallo stare in connessione con gli altri esseri propria specie.
Proprio per questo troviamo particolarmente interessante l’approccio della Mindfulness Relazionale proposto da Gregory Kramer a cui ci siamo ispirati nella creazione del percorso di MCA.
Che cos’è?
La Mindfulness Compassion Ambientale rientra nei percorsi di consapevolezza stimolati dal contatto con la natura e gli animali; trae origine e conferma dalla psicologia buddista e dalle ultime ricerche neuroscientifiche.
La traduzione del termine Mindfulness è “pienezza della mente” o “consapevolezza” e nell’accezione di Mindfulness Ambientale ci riferiamo a una pienezza fatta di pura consapevolezza nel qui e ora, attivata dalla relazione con la natura e gli animali, libera da pensieri, giudizi e tensioni interne; con l’obiettivo dell’integrazione psico-fisica e spirituale di uomo-natura e animali.
Con il termine Compassion, derivato dalla Compassion Focus Therapy, ci riferiamo a una predisposizione emotiva che contempla la capacità di farci sentire connessi agli altri, alla natura e agli animali, adoperandoci per il loro bene.
Il percorso di crescita in Mindfulness Compassion Ambientale si pone l’obiettivo di potenziare le capacità emotive e percettive al fine di una maggiore consapevolezza.
Acquisire maggiore consapevolezza rispetto a noi stessi ci permette di individuare e attivare le potenzialità di cura, naturalmente insite in noi. Tali facoltà positive risuonano e si amplificano grazie al contatto con la natura e gli animali.
Cosa differenzia un percorso di Mindfulness Compassion Ambientale da un classico percorso di Mindfulness?
La Mindfulness Compassion Ambientale mette al centro del proprio protocollo l’esigenza biologica imprescindibile, per l’essere umano, del contatto con la natura e gli animali.
L’attrazione viscerale e benefica verso il mondo naturale, identificata con il termine biofilia, dal greco “amore per il mondo vivente” e da sempre percepita come necessaria alla ‘felice sopravvivenza’ umana, venne teorizzata dal biologo E.O.Wilson, nel1984.
Il percorso di Mindfulness Compassion Ambientale integra, l’approccio classico di Mindfulness con la visione e la pratica dell’interazione uomo-natura-animali.
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