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Pubblichiamo questo articolo sulla Mindfulness alla vigilia della presentazione del libro Un respiro alla volta. Storie di mindfulness in oncologia e tra gli animali, del nostro amico e collega Roberto Ferrari.

Non si tratta di una semplice coincidenza, ma un segno della maturazione di un percorso che sta mostrando i propri frutti. Da diversi anni, infatti,  molti operatori del nostro centro si sono formati come istruttori di Mindfulness e ad oggi vengono proposti diversi percorsi integrati all’approccio creato da Jon Kabat Zinn. Ormai tutti sappiamo che il termine Mindfulness è sinonimo di consapevolezza e molti di noi riescono a decifrare l’acronimo MBSR come traduzione di Mindfulness Based Stress Reduction, programma di riduzione dello stress. Quindi, il protocollo nasce per alleviare le nostre vite dallo stress.

E’ bene ricordare che il primo tipo di stress di cui si è occupato Jon Kabat Zinn è quello procurato dalla convivenza con una malattia cronica, spesso incurabile: le prime sperimentazioni sono avvenute in reparti oncologici. I risultati delle applicazioni iniziali del protocollo sono stati da subito molto promettenti e hanno dato l’avvio a una mole enorme di ricerche scientifiche in diversi ambiti sanitari e non.
Uno dei campi in cui si sente sempre più il bisogno di inserire pratiche di consapevolezza è quello del lavoro, un settore della nostra vita sempre più in sofferenza per cause ambientali, politiche, sociali e relazionali. Fino ad ora le esperienze di Mindfulness  nei luoghi di lavoro sono state principalmente improntate alla performance o alla funzionalità, dimenticando il potenziale di quest’approccio come possibilità di svelamento dell’autenticità dei singoli, da cui costruire realtà più umane ed empatiche.

Famoso è il caso di Google e il suo programma Search Inside Yourself pensato per far familiarizzare i propri dipendenti con la Mindfulness. Il programma persegue lo scopo di far crescere la produttività, la creatività e la ‘felicità’. In questa, come in altre storie aziendali simili, ciò che emerge è il travisamento del concetto di Mindfulness come strumento finalizzato ad aumentare la produttività e la performance, invece che come possibilità di trasformazione della mente, ad esempio attraverso l’eliminazione degli stati mentali quali l’avidità, l’avversione e la delusione.

Vedere nell’approccio Mindfulness una possibilità di ‘liberazione’ da certe gabbie mentali e quindi un’opportunità collettiva di consapevolezza da applicare al mondo del lavoro, è ciò che da diversi anni pratichiamo nella gestione delle nostre équipe di lavoro.
Proviamo a fare un esempio: uno dei sette pilastri della Mindfulness è il “non giudizio”, una predisposizione mentale in cui cadiamo automaticamente. Bene, se manteniamo un atteggiamento consapevole e pratichiamo uno sguardo Mindfulness arriveremo a riconoscere tra un giudizio fine a se stesso e un giudizio costruttivo; impareremo a lasciare andare il primo e a trattenere solo il secondo.
L’argomento è molto vasto e non può essere esaurito in questo articolo; è un tema che ci sta molto a cuore e per questo torneremo a parlarne.

Per ora vi ricordiamo i prossimi appuntamenti Mindfulness:
Giovedì 13/10 inizio del procollo MBSR presso il Cat (ultimi posti disponibili)
Sabato 15/10, ore 18,30 presentazione del libro Un respiro alla volta. Storie di mindfulness in oncologia e tra gli animali al CAT.
Maggiori informazioni  sono disponibili sulla pagina del Centro Armonico Terapeutico