Spesso la nostra conoscenza si basa su una sineddoche, su una parte per il tutto. Per comodità o semplice ignoranza, ci soffermiamo su un dettaglio scordandoci di considerare un fenomeno nella sua complessità.
È questo il caso del Kamasutra, “Massime sull’amore”, la celebre opera in lingua sanscrita, attribuita a Vatsyayana e redatta tra il primo e il sesto secolo d.C.. Si tratta di un testo che riunisce opere diverse tramandate oralmente e integra, in un unico apparato, antiche Sutre (massime) sulla politica, sul comportamento e come vediamo, anche sull’amore.
È la triade di valori, la Trarga, a cui ogni uomo e donna devono conformarsi per condurre un’esistenza retta: diciamo che il Kamasutra potrebbe essere considerato una sorta di manuale di educazione civica in cui convogliano insegnamenti che riguardano l’amore sacro, quello profano e la gestione della vita in comune.
Nulla a che vedere con i Tantra, dunque, la cui natura mistica ne fa un’opera dagli intenti completamente diversi rispetto al Kamasutra, che è invece anche un prezioso prontuario per affrontare la relazione tra un uomo e una donna, dando precetti di comportamento che necessariamente devono riferirsi alla dimensione erotica del rapporto di coppia. E questa è la sezione che si è diffusa in occidente, quella che più facilmente poteva colpire la sensibilità e la curiosità di un pubblico per formazione culturale e religiosa) totalmente impreparato a considerare il sesso un argomento da trattare con disinvoltura.
Le 64 posizioni descritte (ognuna individuata con il nome di un animale, come avviene per le forme/posizioni delle arti marziali e dello Yoga), accompagnate da illustrazioni che le rappresentano con fini squisitamente didattici , sono tutto ciò che da noi è giunto di un’opera ben più articolata e complessa. Una semplificazione che ha trasformato dei disegni realizzati a scopo educativo in operette che il pubblico occidentale recepiva come ”oscene” e ”pornografiche” e per questo oggetto di una morbosa attrazione o di un divertito e malizioso interesse.
Può essere questa una buona occasione per riaccostarsi a questo testo e coglierne il respiro più ampio e soprattutto il senso più profondo: siamo individui che convivono con altri individui e per questo è fondamentale imparare e rispettare le principali regole di convivenza, quelle che ci permettono di relazionarci con il necessario rispetto e la necessaria attenzione al nostro prossimo. E quale dimensione ideale, per sperimentare la nostra capacità di stare insieme agli altri, può essere offerta alla nostra considerazione, se non quella in cui due esseri umani esplorano, con gesti accurati, le proprie e altrui intimità e sensibilità?
Daniela Grenzi