Le malattie croniche – oltre a causare problemi fisici – influiscono sul benessere psicologico delle persone che ne soffrono.
In presenza di una malattia cronica la persona può vivere una condizione di disagio psicologico, legata anche al cambiamento nella percezione del proprio corpo come corpo “malato”.
Il genere e l’età, fattori che influenzano la percezione di sé stessi anche in assenza di patologie, possono contribuire alla minore o maggiore accettazione di se stessi e del proprio corpo.
Venere 50 ha intervistato donne e uomini di diverse età affetti da patologie croniche che ci hanno raccontato come vivono il rapporto con il proprio corpo e cosa può essere d’aiuto per accettarsi meglio.
Oggi vi presentiamo la storia di G., donna, 37 anni.
Qual è la tua malattia?
Psoriasi a macchie (anche di piccole dimensioni) sparse su tutto il corpo, ma in particolare nelle gambe, insorta nel 2012 e mai scomparsa da allora.
La tua malattia influisce sul rapporto che hai con il tuo corpo e con la tua immagine?
Si, mi sento poco attraente e provo disagio ad indossare vestiti che lasciano scoperte parti del corpo dove la malattia è evidente. La vista delle lesioni suscita quasi sempre domande come “cosa hai fatto lì?” a cui necessariamente segue un dialogo “informativo” sulla malattia che mi mette molto a disagio, sentendomi “non sana”.
Pensi che il tuo essere donna o uomo influisca sull’accettazione di te stessa/o?
Si, la pelle è un organo a mio avviso maggiormente esposto nel corpo femminile, sia biologicamente (la pelle delle donne è tendenzialmente più liscia), sia per costume (anche in inverno le donne usano capi di abbigliamento che lasciano scoperte le gambe). Anche il “modello” di “bellezza femminile” non prevede la presenza di lesioni sulla pelle, ma una pelle liscia e uniforme, particolare che difficilmente è associato alla bellezza maschile.
Pensi che se fossi più giovane o più vecchia/o ti accetteresti di più o di meno?
Penso che se fossi più giovane mi accetterei di meno, ricordo che ero molto a disagio per particolari fisici che anni fa giudicavo “orribili difetti”, mentre ora mi lasciano del tutto indifferente. Quindi immagino sarebbe stata una tragedia soprattutto nel periodo adolescenziale. Sul futuro non so. Può essere che cambi come no.
Cosa potrebbe aiutarti o cosa ti aiuta ad accettarti di più?
Credo che mi aiuterebbe trovarmi in una relazione sentimentale stabile. Allo stato attuale mi aiuta spiegare ai miei partner cosa vedranno sul mio corpo e riscontrare – di fatto – che per loro non è un problema, che la cosa a loro non provoca disagio o disgusto.
Quale consiglio daresti a chi soffre della tua stessa malattia per migliorare il rapporto con il proprio corpo?
Accettare la malattia come situazione permanente, e viverla come un mezzo di rilevazione della condizione del proprio organismo. Al momento cerco di interpretarla come un invito all’autoascolto in merito alle mie condizioni di vita, e uno stimolo all’indagine in merito a ciò che potrebbe farmi sentire meglio psicofisicamente.
Suggerirei inoltre di evitare di credere che la medicina abbia una risposta (più che altro una cura), al fine di evitare disillusioni e frustrazioni oltre a molteplici trattamenti inutili e dispendiosi quando non anche dannosi per la salute, che riserverei alle forme più gravi di psoriasi ed ove la malattia sia effettivamente pericolosa per la salute della persona.