Il lavoro nobilita l’uomo e le donne? Nobilitrerebbe anche loro, quando le è permesso lavorare. E il lavoro, per le donne, è arrivato dopo un lungo e faticoso percorso, una conquista ottenuta a prezzo di sacrifici e legittime rivendicazioni che seppero trovare, sicuramente a Bologna, tra il secondo dopo guerra e la fine degli anni sessanta, istituzioni sufficientemente sensibili ed evolute da impegnarsi per rendere più semplice alle donne l’accesso nel mercato del lavoro. Ne è testimone la mostra«Formazione professionale, lavoro femminile e industria a Bologna: 1946-1970» allestita nel Museo del Patrimonio Industriale di Bologna (ex Fornace Galotti, via della Beverara 123).
Fimo al prossimo 17 novembre sarà possibile vedere le fotografie provenienti dalle collezioni degli Archivi fotografici dell’UDI di Bologna, dai fondi del Museo stesso e dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e che raccontano il processo di integrazione delle donne in un momento particolare di rinascita, ricostruzione e sviluppo della società italiana (e in particolare modo di quella concentrata nel bolognese) che uscita da un conflitto si preparava a riorganizzare la propria vita, investendo sulla formazione e sull’inserimento di decine di migliaia di donne, fino ad allora escluse da quei percorsi riservati solo ai maschi.
L’esposizione, nata dalla sinergia tra il Museo del Patrimonio Industriale e la sede di Bologna dell’UDI (Unione Donne in Italia) mostra come uno dei baricentri di questa azione è stato certamente il leggendario istituto delle Aldini Valeriani, che per la prima volta aprì i suoi corsi anche alle ragazze, contribuendo in modo sostanziale alla loro emancipazione e facendo di loro dei soggetti sempre più attivi e determinanti nel tessuto economico della città.