Tenzin Gyatso, il 14mo Dalai Lama, la guida spirituale della comunità Buddista, lo scorso 25 ottobre ha pronunciato in India un discorso che ha lasciato attoniti i seguaci che erano giunti dal Bhutan per ascoltarlo.
”La reincarnazione”, ha detto, ‘‘è un retaggio feudale, è giunto il tempo di tornare al sistema del buddista indiano, all’interno del quale non è mai esistito il titolo di Lama” e ancora, ha aggiunto che “l’istituzione del Dalai Lama, con orgoglio, volontariamente, si è conclusa”.
Perché queste dichiarazioni così forti? Tenzin Gyatso lo aveva già anticipato prima del discorso del 25 ottobre:”tutte le istituzioni religiose, tra cui il Dalai Lama, si sono sviluppate in circostanze feudali, corrotte da sistemi gerarchici, e hanno cominciato a discriminare tra uomini e donne; sono giunti a compromessi culturali con leggi simili alla Sharia e al sistema delle caste. Pertanto (con me), l’ istituzione del Dalai Lama, con orgoglio, volontariamente, si è conclusa“.
Le ragioni di queste dichiarazioni sono prettamente religiose o hanno anche motivazioni politiche, legate alla forte ingerenza sul Tibet esercitata dal governo di Pechino? Probabilmente c’entrano entrambe, ma al di là della costernazione e dello stupore che la parole del Dalai Lama hanno provocato e continueranno a provocare nella comunità. Ma c’è un particolare, un dettaglio di questa storia che richiama la nostra attenzione.
“All’ età di circa novant’anni – ha scritto il Dalai Lama in un tratto del suo testamento – consulterò gli alti lama delle tradizioni buddiste tibetane, la nostra gente e altre persone che seguono il buddismo tibetano e rivaluterò se l’ istituzione del Dalai Lama debba continuare o meno” . Il particolare è che il parere degli alti lama, non avrà un valore vincolante e dirimente: l’ultima parola, spetta invece a Palden Lhamo divinità femminile protettrice del Dharma del Tibet e del lignaggio di reincarnazione del Dalai Lama.
Potrebbe esser dunque questione di pochi anni, prima che Palden Lhamo decreti la fine di una tradizione che ebbe inizio nel 1578, quando venne coniato il titolo di Dalai Lama, titolo che l’ottantaquattrenne potrebbe essere l’ultimo a portare, interrompendo una tradizione lunga quasi mezzo millennio.