È ormai noto come gli stereotipi di genere irrigidiscano le identità femminili e maschili in ruoli che non corrispondono alle infinite sfumature che compongono le soggettività di ognuna/o di noi, impedendo la libera espressione delle emozioni e dei comportamenti dei singoli e limitando le possibilità di trovare il proprio posto nel mondo in sintonia con sé stessi e con gli altri, a prescindere dal genere.
Se grazie ai femminismi stiamo mettendo in discussione sempre di più gli stereotipi legati al genere femminile, cosa si sta muovendo rispetto al tema degli stereotipi legati al genere maschile?
Ne parliamo con Ermanno Marogna Counselor, counselor, mediatore familiare e direttore di psicodramma
In base alla tua pluriennale esperienza di facilitazione di gruppi con molti uomini, se dovessi fare una fotografia degli uomini oggi, ovviamente generalizzando, cosa descriveresti?
Va fatto un distinguo tra gli uomini che partecipano ai gruppi e gli uomini che incontro ogni giorno nella vita. Faccio un esempio dei secondi; sono gli uomini che spesso incontro alle riunioni di condominio, oppure che incrocio quando al bar bevo il caffè e ascolto le loro chiacchiere. I commenti che fanno sulle donne e su questioni sociali come immigrati, omosessuali e altre situazioni denotano pregiudizi enormi.
Gli uomini che partecipano ai gruppi sono “selezionati”, sono disposti a mettersi in gioco seppur con una certa difficoltà.
Posso qui ovviamente esprimermi solo sugli uomini che partecipano ai gruppi dove ho osservato come interagiscono con gli altri e dove nel tempo ho rilevato una certa evoluzione.
L’uomo che partecipa ai gruppi è maggiormente in grado di accorgersi di quello che gli accade dentro e riesce meglio ad esprimere cosa prova.
Tendenzialmente è però portato a generalizzare o a intellettualizzare le questioni che emergono. È tendenzialmente sempre presente l’idea che il maschio debba essere forte e che non debba piangere.
Da parte degli uomini, ci sono tematiche ricorrenti e trasversali che vengono richiesti maggiormente?
Noto tendenzialmente 2 atteggiamenti di massima in questi uomini:
1) Voglio capire il perché delle cose, quindi si aspettano risposte, conoscere le cause che stanno alla base di questioni sociali. Faccio un esempio quando vogliono capire perché una persona “diventa gay”.
2) Arrivano agli incontri “con la verità in tasca”. Hanno opinioni ben precise sul ruolo del maschio, quello della donna (cosa devono fare o non fare entrambi), cosa è giusto e cosa è sbagliato, come deve essere la famiglia (ovviamente uomo-donna). Le loro idee valgano per tutti e sono intrinsecamente giuste. Le loro posizioni quasi sempre si fondano su stereotipi che non riconoscono come tali, ma che vedono come valori, come principi etici e morali elevati.
Cosa ne pensi rispetto a:
a. Competizione e maschile: Molto presente
b. Fragilità e maschile: Qualche volta riesce ad emergere nei gruppi
c. Potere e maschile: Legato al punto a; molto presente.
d. Sessualità e maschile: Il maschio mediamente soffre di “ansia da prestazione”; non può permettersi di eiaculare precocemente e quindi non soddisfare sessualmente la o il partner, non può permettersi di non avere un’erezione (sarebbe un impotente). Queste “difficoltà” vengono vissute come un attacco allo status di maschio.
Quali sono secondo te gli stereotipi più duri a morire che riguardano gli uomini?
Che il maschio deve essere forte
Che deve essere all’altezza della situazione, sempre.
Deve essere virile e un grande seduttore.
Ovviamente il maschio deve essere eterosessuale (il gay non è un vero maschio).
Deve essere un uomo di successo.
Non deve inoltre sbagliare.
Se piange è un uomo debole. Per essere forte non deve piangere. Il pianto è appannaggio delle donne poiché più deboli.
E invece, quali pensi che siano gli stereotipi che si stanno piano piano scardinando?
Rispetto all’uomo che frequenta i gruppi piano piano gli stereotipi si stanno scardinando un po’ tutti.
Rispetto all’altro uomo, citato nel punto 1, temo ci vorrà molto tempo.
Secondo te gli uomini sono consapevoli degli stereotipi che li riguardano?
Quando arrivano nei gruppi non lo sono mai; si accorgono dei loro pregiudizi piano piano, ascoltando gli altri. Dunque è nella relazione con l’altro, nel confronto con i compagni che l’uomo si accorge che spesso le sue convinzioni si poggiano su pregiudizi che però cadono se si attiva un certo spirito di osservazione attraverso il reciproco confronto.
La cosa interessante è notare come, quando si accorgono di questi aspetti, diventano sempre più desiderosi di andare oltre. È come se scoprissero nuovi mondi, nuovi modi di vedere la vita.