Il tema specifico della violenza nella relazione d’intimità è un fenomeno di intessere consolidato per Venere50.
Sono anni, ormai, che viene studiato in molti ambiti e con diversi approcci, ma per raggiungere una comprensione veramente multidisciplinare di questo fenomeno così complesso, crediamo sia necessario continuare ad analizzarlo attraverso le voci di chi l’ha direttamente subito.
Il problema della violenza maschile contro le donne è un fenomeno trasversale. I dati ci informano che colpisce donne di tutte le estrazioni sociali, professioni, età e nazionalità e ha un impatto negativo su tutti gli aspetti della vita di una donna e spesso, ovviamente, anche dei suoi figli.
Con questa intervista rivolta a donne di diverse età, vogliamo evidenziare e fare emergere le difficoltà e le problematiche che incontrano le vittime all’uscita della violenza portando il focus sulle differenze e le uguaglianze generazionali.
L. (aveva 23 anni)
Dopo quanto tempo ti sei resa conto di vivere in una relazione con un partner maltrattante? Quali sono stati i tuoi “campanelli d’allarme”? Quando sei divenuta consapevole che stavi vivendo un disagio a seguito della violenza psicologica subita?
La mia relazione è durata tre anni. Una parte di me ha sempre saputo che stavo vivendo una situazione totalmente anomala, l’altra non voleva accettarlo ed ho continuato a provarci fino a quando, una sera, sono stata lasciata malamente sotto casa. Era già successo altre volte, ma in quella circostanza è scattato qualcosa che mi ha portata a pensare “questo è decisamente troppo” e l’idea di andare avanti senza quell’uomo iniziava a mettere radici. Il campanello d’allarme più grosso l’ho percepito ad un mese di distanza dall’accaduto quando lui è tornato sui suoi passi e si è presentato sotto casa mia per chiedermi scusa e “riprendermi” (con la vana speranza che quella semplice parola bastasse per colmare tutto il male psicologico subito). L’ho respinto, ma in quel momento ho iniziato a stare male sul serio ed a necessitare di un aiuto concreto che potesse aiutarmi ad uscirne. Dopo anni di mortificazioni avevo davvero bisogno di ritrovarmi.
Spesso il partner normalizza e si legittima la violenza agita, ti è capitato in una fase iniziale di comprendere le sue ragioni e di giustificarlo? Se sì per quali motivi?
In una fase iniziale sono stata eccessivamente comprensiva e tendevo a normalizzare i suoi atteggiamenti nei miei confronti quasi di continuo. Ero convinta che, prima o poi, saremmo riusciti a stare bene e che la nostra storia avrebbe preso una piega differente. Davo la colpa a “fattori esterni” (il suo background familiare, il lavoro che non gli andava bene, i debiti ecc.) pensando fossero la causa di tutto, invece erano solo aggravanti o elementi di contorno, le vere problematiche erano più interne a noi che mai e non ero abbastanza lucida da rendermene conto.
Quando hai deciso di uscire dalla relazione violenta, hai chiesto sostegno ai tuoi genitori? Come hanno reagito?
Mia madre, mia sorella e le mie amiche sono state il sostegno più grande. Fortunatamente non mi sono mai isolata e ci sono sempre state per me. Nonostante ciò, mi sono sentita sola ugualmente e tante volte, e quando ho deciso di chiedere aiuto mi hanno totalmente appoggiata e supportata.
Hai mai subito vittimizzazione secondaria? Se si da chi?
Sì, l’ho subita, ma non per la mia relazione violenta nello specifico o da parte delle istituzioni. Mi è capitato di assistere a questo fenomeno quando ho denunciato un mio ex cliente per stalking ed atti persecutori. La questione veniva sminuita soprattutto da una certa tipologia di uomini, quella che parla delle donne attraverso preconcetti e luoghi comuni. Secondo loro ero “esagerata” e dovevo restare calma perché ciò che stavo vivendo non era poi così grave.
Se avessi avuto più anni di quelli che avevi durante la relazione violenta pensi sarebbe stato più semplice o più complesso uscirne?
Ad oggi risponderei “più semplice” perché negli ultimi mesi ho maturato gli strumenti per riconoscere una situazione tossica. Se non fossi stata seguita da una figura competente e non avessi fatto un certo tipo di percorso, da sola e con altre donne vittime di violenza, gli anni in più sarebbero stati totalmente irrilevanti. Anzi, credo mi avrebbero fatta sentire ancora più arresa ed impotente.