Tre giovani donne modenesi, tanti cani adulti in cerca di una casa e un progetto di adozione raccontato a Daniela Grenzi da Clizia Welker, una delle tre promotrici di Bestiacce, il primo sito d’incontri che mette in contatto pubblico e canili italiani
Qual è la vostra storia e come vi è venuta l’idea di creare Bestiacce?
L’idea di Bestiacce è nata da un incontro speciale con una gattina adulta, che ho in seguito adottato e chiamato Miffy. Una serie di circostanze ci ha fatte incontrare, conoscere e ‘addomesticare’ l’un l’altra, proprio come insegna la Volpe al Piccolo Principe. Da questo incontro e da questo percorso di ‘addomesticamento’ ho appreso la magia di incontrarsi e di scegliersi consapevolmente e ho compreso l’immenso valore di condividere la vita con un animale adulto, che ha un proprio carattere e una propria personalità. Da qui è nata la consapevolezza che l’adozione di un animale adulto, oltre che un atto di maturità, è una grande opportunità: l’opportunità di scegliere il compagno giusto in base alla sua personalità e al suo temperamento, valutando in partenza se il contesto domestico e familiare in cui verrebbe accolto è effettivamente idoneo per quel tipo di cane.
Ho sviluppato questa intuizione iniziale all’interno di un progetto che rientrava nel mio percorso di studi di allora, ispirandomi anche a modelli virtuosi di gestione dei canili negli Stati Uniti. Il concept ha iniziato a prendere forma ed è stato selezionato per un percorso di formazione rivolto a start-up erogato da Banca Intesa, che mi ha aiutato a consolidare il progetto. Di lì a poco ho conosciuto Giulia Beltrami, zoologa, che ha creduto nel progetto e lo ha portato avanti insieme a me. Ci ha raggiunto dopo poco la nostra terza socia, Roberta Chelotti e così noi 3 ‘Bestiacce’ siamo entrate in un percorso di incubazione e accelerazione d’impresa che ci ha permesso di avere un’iniezione iniziale di denaro per costruire la piattaforma e provare a portare il progetto sul mercato. In sintesi, l’idea di Bestiacce si racchiude nel claim: ‘La tua anima gemella esiste già’. Attraverso un network di canili italiani (partner del progetto) abbiamo creato un database contenente i profili di tutti i cani precedentemente ‘schedati’ dai canili in base ad un modello creato da noi, in grado di fare emergere il carattere, le competenze e i contesti idonei per il cane. In questo modo i potenziali adottanti, attraverso una sorta di quiz fatto sul sito, potevano consultare le schede dei cani più adatti per essere adottati da loro.
Come avete progettato di finanziare Bestiacce? E come si è sostenuto nel tempo?
Il progetto Bestiacce ha ricevuto un primo finanziamento di 35.000 euro da parte dell’incubatore di start-up che ci aveva prese sotto la sua ala, a fronte della cessione di una parte delle quote della Srl che abbiamo fondato. Questo denaro è servito per finanziare lo sviluppo della piattaforma e una serie di altre iniziative, ma quello che sembrava inizialmente essere un tesoretto consistente è stato speso molto velocemente. Col senno di poi, posso dire che per inesperienza nostra e per carenze nella formazione ricevuta all’interno dell’incubatore, non siamo state in grado di creare un modello di business che potesse sostenere il progetto, e quindi i fondi si sono presto esauriti. Ci siamo così dedicate ad una serie di iniziative per raccogliere nuovi fondi, tra cui un paio di campagne di crowdfunding e l’organizzazione di alcuni eventi cinofili.
Avete però all’attivo almeno un anno di attività: puoi farci un consuntivo di quanto siete riuscite a fare rispetto agli obiettivi prefissati?
Gli obiettivi che abbiamo raggiunto sono stati principalmente la creazione di una piattaforma che (se ricordo bene) conteneva tra i 200 e i 300 cani profilati, attraverso una partnership con circa 35 canili in tutta Italia. Sul numero di adozioni purtroppo non so dare indicazioni precise, poiché una delle falle del progetto era proprio il fatto che non venivamo a conoscenza delle adozioni fatte grazie alla promozione di Bestiacce. In cerca di fondi e di nuove formule per poterci sostenere, il progetto – pur rimanendo sempre coerente alla mission (far incontrare l’anima gemella canina) – ha sperimentato diverse strade, che forse posso annoverare tra gli obiettivi, tra cui la creazione di un format televisivo su TV Parma in cui raccontavamo (e mostravamo) le storie di adozioni a lieto fine e le raccolte fondi per riabilitare una decina di cani di diversi canili, attraverso percorsi di educazione cinofila documentati in pillole video. La nostra forza era quella di saperci reinventare e riadattare, e in questo ci siamo certo anche divertite; tuttavia il dispendio di energie è stato notevole, e proprio per la mancanza di un focus imprenditoriale solido non siamo state in grado di rendere il progetto autosostenibile nel tempo.
Quanto è stato facile o difficile coinvolgere i canili nel vostro progetto?
Con alcuni è stato più facile che con altri, e comunque occorrevano diversi colloqui (telefonici e di persona) per fare comprendere la natura e il funzionamento del progetto. La sola selezione dei canili ‘virtuosi’ a cui rivolgerci è stata laboriosa per Giulia, che se ne occupava in prima persona. Inoltre, anche con i canili con cui siamo riuscite a stringere una partnership, ci siamo rese conto della difficoltà per loro di essere effettivamente operativi, ovvero di profilare costantemente un buon numero di cani e di caricare i dati per alimentare la piattaforma. Per mancanza di tempo in primis e perché quello che gli chiedevamo esulava in parte dalle loro competenze (ad esempio era fondamentale il fatto di fare belle foto ai cani), non siamo riuscite ad avere un apporto costante e continuativo di schede relative ai cani.
5 Ci vuoi raccontare delle esperienze di adozioni avvenute con l’intermediazione di Bestiacce?
Come dicevo, un problema grande del progetto era il fatto che non venissimo a conoscenza delle adozioni avvenute attraverso Bestiacce. Di fatto Bestiacce serviva come ‘vetrina’ per promuovere i cani adottabili, ma le adozioni avvenivano fisicamente in canile e non era possibile tracciare quanti potenziali adottanti fossero veicolati da Bestiacce. Credo che il progetto sarebbe stato forte e avrebbe avuto un futuro se portato avanti da un singolo canile: per quel canile il modello di profilazione dei cani e l’algoritmo di matching (che incrociava i dati dei cani con quelli della famiglia per valutare il grado di affinità) sarebbero stati il motore propulsore, non solo della comunicazione, ma anche della stessa gestione del canile. Essendo invece Bestiacce una sorta di ‘intermediario’, esisteva una palpabile incoerenza tra lo storytelling e la comunicazione di Bestiacce con quella del canile. Ad esempio poteva succedere che una persona si recasse in rifugio dicendo ‘Ho visto quel cane sul sito di Bestiacce’ e magari il volontario presente in quel momento non fosse nemmeno a conoscenza del progetto.
Ad ogni modo, tornando al cuore della domanda, tra le storie di adozione che preferisco c’è quella di Laura e Steve, una coppia di ragazzi splendidi che hanno adottato Stewie – un pastore tedesco – come loro terzo cane. Diventato cieco inseguito ad un’infezione agli occhi, era di una dolcezza e di una fiducia disarmante e mi ha rubato il cuore quando l’ho conosciuto durante una sessione fotografica. Ricordo che una volta l’ho portato fuori a fare una passeggiata nella campagna intorno al canile, il Centro Soccorso Animali: ‘Ecco Stewie – mi dicono allungandomi il guinzaglio – ti porterà lui a fare la passeggiata’ (io non conoscevo la strada). Laura e Steve si sono innamorati subito di lui, ma prima di adottarlo sono andati in canile con i loro cani, per farlo conoscere a tutta la famiglia e valutare se fosse il cane giusto. E lo era, eccome se lo era!
Tu stessa hai adottato un cane, ci vuoi raccontare la vostra storia?
Quando finalmente sono stata nelle condizioni di poter adottare un cane ho iniziato a frequentare i canili di Modena per incontrare la mia anima gemella. Cercavo un cane adulto tra i 2 e i 4 anni che potesse vivere con me in un appartamento in centro. Ho una preferenza per i cani un po’ timidi, quelli che non necessariamente corrono incontro a tutti facendo le feste: un profilo che nel progetto Bestiacce avevamo chiamato ‘mammola’ per descrivere quel cane che ci mette un po’ per aprire il suo cuore, ma quando lo fa è per sempre. Avevo visto una foto di Oscar sulla pagina Facebook di uno dei canili della mia città (non sul sito di Bestiacce, perché il canile in questione purtroppo non alimentava regolarmente i profili del database di Bestiacce). In canile ho conosciuto Oscar (che al tempo si chiamava Donald) e altri 2 o 3 cani, con ciascuno dei quali ho fatto una passeggiata in campagna (la stessa che avevo fatto con Stewie: ormai conoscevo la strada).
Di Oscar mi aveva colpito il fatto che durante questa passeggiata mi avesse guardato sempre negli occhi: camminavo, mi guardava e camminava al guinzaglio al mio fianco; correvo, correva anche lui mentre continuava a lanciarmi occhiate; rallentavo, rallentava anche lui. Al tempo non aveva neanche un anno ed era piuttosto pauroso e diffidente verso le persone. Veniva da Bari, dove dei volontari lo avevano tolto da una casa dove veniva maltrattato e dove aveva poi passato diversi mesi in canile prima di essere portato in canile a Modena. Nel giro di 2-3 settimane sono andata a trovare Oscar in canile un altro paio di volte, e la prova del 9 è stata portarlo a casa mia in macchina insieme all’educatrice cinofila del canile per capire se si sarebbe trovato bene a vivere in centro. Era spaventato e stranito e ha vomitato in macchina al ritorno, ma l’educatrice ha ritenuto che ce l’avrebbe potuta fare. E così è stato!
Naturalmente ci sono stati anche momenti un po’ difficili: durante le prime settimane ad esempio aveva paura di uscire di casa, capitava regolarmente che si piantasse quando eravamo fuori e che io non riuscissi più a farlo muovere. Diverse volte mi è capitato di dover chiedere ad passante a spasso con il proprio cane la cortesia di accompagnarci a casa (se non seguiva me, in compenso Oscar seguiva il cane) e per un mese il mio vicino di casa Bruno con il suo cane Nello ci hanno accompagnato in passeggiata. In questi 3 anni abbiamo affrontato diverse situazioni insieme e affrontato alcuni problemi e la nostra relazione si è evoluta, rinsaldandosi nel tempo. Per me è staro molto importante trovare i professionisti giusti a cui rivolgermi quando c’è stato bisogno: dall’educatore cinofilo al veterinario, all’esperta di alimentazione canina quando Oscar ha avuto un problema legato all’alimentazione. Non sempre è stato facile, ma il nostro viaggio insieme finora è stato molto più naturale di quanto pensassi. E la cosa più meravigliosa è che Oscar sta contribuendo a cambiare il modo in cui vedo il mondo e le relazioni, a partire dalla semplice constatazione che la fiducia che mi dà è lo specchio della fiducia che gli dò io.