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Lo scorso 24 settembre, come vi avevamo raccontato in questo post,  la Camera dei deputati aveva approvato il  testo per la ratifica del documento dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro.

 

Nella giornata di ieri il testo è passato anche al Senato. L’approvazione in aula, va aggiunto,  è avvenuta all’unanimità. Il testo della Convenzione è quindi approvato in via definitiva. La normativa prevede strumenti di tutela, di denuncia, di prevenzione per le molestie e le violenze sui luoghi di lavoro.

 

Nel suo intervento in Aula, il relatore del ddl, Alberto Airola (M5s), ha spiegato: “Il testo rappresenta un importante strumento nell’azione di contrasto alle violenze e alle molestie commesse nel mondo del lavoro, con l’ambizioso obiettivo di proteggere tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici a livello globale, a prescindere dal loro status contrattuale. La Convenzione fornisce, innanzitutto, una definizione piuttosto ampia, suscettibile di includere non soltanto l’abuso fisico, ma anche quello verbale, oltre a fenomeni di stalking e mobbing, di violenza e molestia, anche di genere, intesi come comportamenti e pratiche che provochino, mirino a provocare o siano suscettibili di provocare danni fisici, psicologici, sessuali o economici.

 

 

In Italia abbiamo un sistema normativo già evoluto, ma immaginate là dove non vi sono regole né controlli. Mi riferisco a quei Paesi dove interi comparti produttivi vedono una presenza massiccia di donne – per esempio, nel tessile – che subiscono discriminazioni di ogni sorta (di paga, sono mobbizzate, sfruttate e violentate), o dove la vita di un bambino non vale nulla quando viene costretto a scavare nel fango in miniere o a raccogliere rifiuti tecnologici in enormi discariche. Noi abbiamo i tribunali, le leggi, le associazioni dei lavoratori. Loro non hanno nulla. Oggi è importante approvare questa Convenzione non solo per migliorare noi stessi, ma perché molti altri Paesi la ratificano”.
Airola ha inoltre sottolineato che “non solo tra le pareti domestiche, ma sul lavoro una donna, un uomo, un bambino si possono far morire anche senza ucciderli“.