Dian Fossey
(San Francisco 1932 – Ruanda 1985)
Ho sempre amato la lettura ed è sempre stata un rifugio soprattutto quando i miei genitori litigavano. Non eravamo ricchi e il più delle volte toccava tirare la cinghia. Le mie letture preferite sono sempre state quelle sugli animali e in particolar modo i gorilla.
All’inizio sognavo di diventare veterinaria, ma la vita non è mai regolare e così nel 1954 ho iniziato a lavorare come terapista occupazionale presso il Kosair Crippled Children Hospital di Louisville dopo la laurea in Occupational Therapy. Ma lavorare con le persone non mi appassionava.
Cercavo qualcosa che mi assorbisse completamente e che mi facesse realizzare come persona. Ho sempre desiderato visitare l’Africa, osservare la natura e gli animali. Ci sono voluti tutti i risparmi di una vita, oltre a un prestito bancario, per trasformare il mio sogno in realtà. E finalmente nel settembre del 1963 sono riuscita ad arrivare in Kenya per poi proseguire in Tanzania, in Congo e in Zimbabwe.
In Africa ho incontrato il primatologo George Schaller, autore di “The Year of the Gorilla” uno dei libri che mi avevano appassionata, e il famoso etologo Louis Leakey, che aveva già iniziato a studiare gli scimpanzé in Tanzania. Questi due incontri sono stati come un’illuminazione e da quel momento ho iniziato a realizzare il mio sogno: studiare i gorilla di montagna.
La mia vita è cambiata soprattutto dalla pubblicazione del testo “Gorilla nella nebbia” e dalla sua pubblicazione, le mie ricerche sono state seguite da molte persone. Insieme al mio staff, ho iniziato a dedicarmi allo studio dei gorilla di montagna in Zaire, ma col tempo ho imparato che questo continente se pur affascinante, rimane un luogo decisamente duro e imprevedibile. Infatti, l’anno dopo, a causa della guerra civile, ci siamo dovuti spostare in Ruanda, dove nel 1967 ho fondato il campo di Karisoke. E da quel momento in poi non ho più lasciato questa terra meravigliosa.
Se vi state chiedendo come ho fatto a studiare i gorilla senza una laurea in etologia posso solo dirvi che sono riuscita a mettere in campo le tecniche apprese durante la mia esperienza di terapista occupazionale e un corso in zoologia. In realtà quello che mi ha sempre spinto è la passione per queste creature. Nel tempo ho scoperto nei minimi dettagli le loro abitudini di vita; conoscevo uno per uno tutti i gorilla della zona e ho stretto con loro un legame molto profondo e insolitamente umano. Ma da quando Digit fu ucciso e mutilato dai bracconieri, qualcosa dentro di me cambiò. Ho cercato di raccogliere fondi contro il bracconaggio, ma il giro di affari era così grande che poche settimane dopo altri due gorilla furono uccisi mentre proteggevano il loro cucciolo, che morì a sua volta per le conseguenze dell’aggressione.
Non mi sono mai arresa nemmeno per un attimo e ho continuato a dedicare tutte le mie energie alla lotta ai bracconieri e alle organizzazioni internazionali che puntavano ad aumentare il turismo selvaggio. Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di aumentare la consapevolezza sulla situazione di queste splendide creature, sfatando i pregiudizi che li descrivevano come animali pericolosi.
Probabilmente la mia tenacia è stata la mia condanna a morte. Oggi il mio corpo riposa insieme ai miei amici gorilla in un luogo che io stessa ho costruito per seppellire i loro corpi.
Anna Perna: formatrice ad approccio umanistico e Gestalt counselor. Lavora nel campo dell’apprendimento continuo, occupandosi del tema della consapevolezza di sé e delle competenze relazionali. Nel tempo libero è autrice e regista teatrale.