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L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la medicina di genere come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.
Il corpo femminile per molto tempo è stato visto come “variante” del corpo maschile, ad esso riconducibile. Solo negli ultimi anni c’è stata una presa di coscienza globale sull’importanza di prendere in considerazione le differenze – biologiche e socio-culturali – in ambito medico, in quanto si è reso evidente come determinate patologie abbiano una diversa incidenza, sintomatologia ed esiti diversi tra uomini e donne, e come si debba quindi tenere conto di tali differenze in tutte le fasi del percorso di cura, dalla diagnosi al trattamento.
Implementare una medicina attenta al genere inteso non solo come prerogativa biologica ma anche qualità indotta da cultura e società, dovrebbe migliorare e personalizzare la diagnosi e la terapia delle malattie e ridurre così gli errori nella pratica medica.

Giovanna Rossi, ginecologa specializzata in omeopatia, menopausa, naturopatia e psicoterapia e tra le fondatrici del collettivo Venere 50, alla luce della sua lunga esperienza personale e professionale, ha intervistato per Venere 50 diverse professioniste della salute sull’interessante tema della medicina di genere.

 

Mi chiamo Giulia Boscaini, sono in primis una donna e contemporaneamente un medico chirurgo, specializzato in chirurgia plastica, ricostruttiva e medicina estetica.
Nell’ormai lontano luglio 2009 mi sono laureata in medicina e chirurgia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia con le idee già chiare nel voler diventare un chirurgo clastico.
Nel 2016 ho conseguito la specializzazione in chirurgia plastica e ricostruttiva con massimi voti ed estrema soddisfazione. Durante gli anni di specialità ho avuto la possibilità di fare esperienze all’estero nel settore chirurgico (soprattutto Miami e Melbourne).
Dopo la specializzazione ho lavorato presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Modena come medico contrattista e nel frattempo ho iniziato l’attività libero professionale in chirurgia e medicina estetica.
La mia determinazione unita al mio spirito d’intraprendenza mi hanno portato ad aprire il mio studio professionale nel 2016 nella mia città, Carpi, in provincia di Modena.
Dopo alcuni anni ho scelto di abbandonare la carriera ospedaliera per dedicarmi completamente all’attività libero professionale. Mi occupo di trattamenti di medicina estetica e interventi di chirurgia estetica del viso e del corpo.
L’obiettivo del mio lavoro è cercare di aiutare i miei pazienti a stare in primis bene con sé stessi, indirizzandoli verso un concetto di bellezza intesa come armonia.

Come vivi nella tua esperienza professionale il peso delle differenze: uomini e donne, giovani e vecchi, etnie differenti, ecc.?

Trattare pazienti uomini o donne, giovani o anziani o etnie diverse rappresenta un modo per arricchire la mia esperienza professionale nonché la mia persona. Vedere il diverso approccio alla medicina estetica in base al genere ed all’età del paziente è stimolante per la mia attività e nel tempo, mi ha consentito di calibrare l’offerta e le modalità di consulenza ed intervento per ciascuno di loro. I corpi di uomo e donna sono profondamente diversi ed è necessario uno studio specifico ed approfondito per valutare come meglio intervenire a seconda dei casi, tenendo sempre ben presente il naturale percorso biologico di ciascuno che porta quindi ad una necessaria differenziazione di trattamento.

Nella tua esperienza professionale quali sono le richieste e i bisogni più frequentemente manifestati dalle donne?

Parecchie volte dietro una richiesta di un consulto o di un trattamento si nasconde un bisogno latente per tante donne: dedicarsi un momento per sé, staccare e perché no, concedersi il lusso di prendersi una pausa dalla frenetica quotidianità e fare qualcosa per sentirsi più belle!
Tante mie pazienti giovani ricorrono a trattamenti estetici quali biostimolazioni e biorivitalizzazioni, oppure filler; quando invece pariamo di donne mature, tante sono le richieste di blefaroplastica e liposuzione (sia chirurgica che non); senza poi trascurare le donne e madri, che spesso si rivolgono a me per intervenire sui segni che la gravidanza ha lasciato sul loro corpo, intervenendo con mastoplastica e addominoplastica.
A tutte le età invece è molto ricercato il trattamento laser, per migliorare l’aspetto di cicatrici, smagliature, segni post acne, rossori ecc.

Quali sono le principali resistenze e paure che le donne esprimono nella richiesta di essere curate?

Al giorno d’oggi le donne sono molto determinate ed autonome, spesso si rivolgono a me con idee molto chiare sul risultato da ottenere e una volta spiegate le modalità del trattamento, si dimostrano sempre molto forti, sicure e decise sul percorso prospettato. Affrontano le paure, che ogni essere umano ha, indipendentemente dal genere, parlando apertamente con me dell’argomento e cercando di affrontare ogni insicurezza in modo molto razionale e obiettivo.

Le donne mostrano di apprezzare il fatto che l’operatore sanitario è donna?

Confrontarsi con un medico donna spesso consente loro di aprirsi maggiormente, di sbottonarsi di più, aggiungendo anche aspetti psicologici alle richieste che mi sottopongono, consce del fatto che dall’altra parte della scrivania vi è in primo luogo un’altra donna e che quindi sicuramente potrà avere una percezione anche del “non detto”.
L’empatia è fondamentale nella nostra professione e spesso è la chiave per arrivare ai pazienti, che il più delle volte si fidelizzano e ritornano.
L’influenza di essere donna come medico specialista per altre donne mi consente di avere una perspicace sensibilità per alcune tematiche e richieste che spesso potrebbero esser condivise e sicuramente questo è apprezzato dal pubblico.

Dal tuo punto di vista, essere donna influenza il tuo approccio alla cura in rapporto alle varie età e differenze culturali?

Sicuramente l’essere donna mi consente una particolare empatia con le altre donne, per tematiche ovviamente comuni a tutte noi.
A ciò però va aggiunto che la sensibilità di ogni donna è preziosa in tutte le occasioni che la vita ci mette davanti e questo aspetto è sicuramente riconosciuto ed apprezzato anche dal genere maschile nonché da tutte le etnie con cui ho avuto il piacere di lavorare.
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