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Lo stereotipo è la componente cognitiva alla base del pregiudizio, ossia quell’opinione positiva o negativa su gruppi o soggetti, non documentata, che formuliamo precedentemente, senza avere nessuna prova o supporto.

Tra gli obiettivi principali del lavoro di Venere 50 c’è proprio quello di andare ad esplicitare gli stereotipi che spesso inconsapevolmente determinano le idee e le rappresentazioni che abbiamo del mondo.

Gli stereotipi di genere sono l’insieme rigido di credenze condivise e trasmesse socialmente, su quelli che sono e devono essere i comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti, l’apparenza fisica di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere.

Come redazione del collettivo Venere 50 inauguriamo un ciclo di confronti sul tema degli stereotipi di genere con donne di diverse età, intervistando le tante donne che compongono l’équipe del Centro Armonico Terapeutico.

Questa settimana ne abbiamo parlato con

Laura Sgarbi, Educatrice professionale, pittrice e operatrice di Pet Therapy Relazionale Integrata. Da circa un anno è socia della cooperativa Lunenuove, porta avanti percorsi educativi, artistici ed interventi assistiti con animali rivolti a bambini, giovani ed adulti presso il Centro Armonico Terapeutico.

Hai vissuto stereotipi di genere nella tua famiglia d’origine? Se sì, quali?

In famiglia, da che io ricordo, non ho vissuto delle situazioni di disagio o discriminazione che mi hanno particolarmente segnata. Sono la figlia di mezzo, ho un fratello più piccolo ed uno più grande. In ogni modo, anche inconsciamente, o senza volontarietà, i miei genitori, come credo poi accade spesso, hanno concesso un trattamento diverso a mio fratello, intendo sulle libere uscite, sull’orario dei rientri , ma nulla di più,. Le aspettative erano proiettate su noi femmine come sul mio fratello maschio, pretendevano cioè lo stesso rendimento scolastico, l’impegno nella domesticità, come sulle responsabilità: infatti in famiglia sappiamo tutti curare e prenderci cura della casa come anche abbiamo dovuto trovare tutti un lavoro durante il periodo di studi all’università. Siamo quindi stati spronati tutti allo stesso mondo all’autonomia e al cavarsela da soli.

Se hai vissuto stereotipi di genere, questi sono stati manifestati maggiormente dalle figure di riferimento maschili o femminili?

Come dicevo prima, in famiglia non ho vissuto stereotipi di genere, e direi menomale, anche da parte dei nonni questo tipo di pressione non l’ho vissuta e mi ritengo quindi fortunata.

Quali stereotipi di genere pensi siano più difficili da superare?

Credo che l’ostacolo più grande in ambito di stereotipi riguardi il mondo del lavoro e la maternità. Ad una giovane donna in cerca di lavoro viene ancora chiesto se ha intenzione di avere figli oppure no e la risposta è ancora condizionante al momento dell’assunzione . Su questo credo che siamo ancora indietro. In molte famiglie c’è ancora disparità’ sulla gestione della casa e della famiglia, che per molti dovrebbe essere responsabilità della donna. Ecco credo che queste cose siano ancora materia su cui lavorare.

Come vedi il futuro rispetto alla parità di genere?

Lo vedo come qualcosa ancora non raggiunto e che quindi va continuamente e costantemente coltivato, bisogna lavorarci perché di fatto non si può ancora parlare di parità al cento per cento, ma credo sia un obiettivo più che raggiungibile. Ci vuole solo impegno e una visione aperta e volta al cambiamento.