di Anna Perna
Luisa Spagnoli
(Perugia, 30 ottobre 1877 – Parigi, 21 settembre 1935)
Adoro la cioccolata. Il gusto che sprigiona nel momento in cui la metti sulla lingua e il tepore della bocca si scioglie in dolcezza. È qualcosa di sublime! Se volete davvero degustare la cioccolata lo dovete fare a stomaco vuoto, perché entrare in contatto con un cioccolatino è un’esperienza multisensoriale che inizia con la vista, procede con l’olfatto, continua con il tatto per sentirne la morbidezza; si prosegue con il suono del “crunch” per poi finire con il gusto. Il cioccolato è un’arte!
Mi chiamo Luisa Sargentini, anche se tutti mi chiamano Luisa Spagnoli. Sono nata a Perugia il 30 Ottobre 1877. Mi sono sempre interessata alla modernità e la mia dote migliore è sempre stata la creatività senza la quale non avrei mai dato vita alle mie due grandi aziende, la Perugina e Luisa Spagnoli. Un successo per me e la mia famiglia ma anche per il nostro paese visto che hanno svolto un ruolo primario nel processo di industrializzazione dell’Italia di quegli anni.
Posso dire di aver anticipato di mezzo secolo l’evoluzione della presenza femminile nel campo del lavoro, non solo per la mia figura di imprenditrice, ma anche per l’inserimento della donna nell’attività industriale. Sono stata una donna lavoratrice, una moglie e una madre e poi un’imprenditrice.
È stato insieme ad Annibale che rilevai una drogheria nel centro di Perugia. Poi le cose andarono bene e nel 1907 entrammo in società con Francesco Buitoni, Leone Ascoli e Francesco Andreani, aprendo una piccola azienda dolciaria con 15 operai: la Perugina appunto. Ah, dimenticavo. Annibale è mio marito, una persona paziente che ha sempre sostenuto le mie idee come la creazione del famoso “Bacio”, un tipo di cioccolatino famoso in tutto il mondo!
Ma la mia creatività non aveva confini. Infatti alla fine degli anni Venti, cominciai a selezionare nel mio giardino esemplari di coniglio d’Angora una specie domestica impiegata per ottenere un filato da impiegare nell’abbigliamento. Così, intorno al 1928 cominciò questa nuova avventura nel settore tessile che ancora oggi porta il mio nome.
Mi interessavo di tutto. La mia mente era in continua ricerca ed ero avida di sapere. Nonostante ciò vedevo com’era il lavoro e come venivano trattate le persone. Ed è per questo motivo che immaginai il progetto della Città dell’Angora, un modello di efficienza produttiva fondato sul soddisfacimento delle esigenze dei lavoratori. Da semplice luogo destinato alla produzione infatti, l’azienda divenne circondata dalle abitazioni dei miei dipendenti, per diventare una comunità autosufficiente, organizzata provvista di strutture ricettive come asili nido, doposcuola, chiesa, strutture sportive e ricreative. Questo mio sogno, anche se realizzato solo in parte, contribuì a rinsaldare i legami tra azienda e dipendenti.
Le nostre creazioni fatte di una qualità indiscussa, quel tratto elegante delle linee e la delicatezza dei colori suscitarono subito il favore dei compratori, sia italiani che esteri. Fu così che iniziammo un’attività nuova e prettamente italiana adatta a valorizzare le pregevoli caratteristiche di una materia prima nazionale.
Così ci ritrovammo a mettere insieme cioccolatini, confezioni e allevamenti di conigli d’angora e nel 1943 l’Angora Spagnoli venne riconosciuta come l’industria più grande e moderna d’Europa nel suo settore, con ben 525 dipendenti e 8000 allevamenti diretti di conigli. Pensate che l’eccellente qualità raggiunta in tutti quegli anni attirò l’attenzione del governo, che intravedeva la possibilità di sviluppo di questo embrione di industria, tanto più che nei primi anni Trenta lanciò un piano nazionale per l’incremento della produzione di carne, pelli e peli di coniglio.
Nulla ci avrebbe fermato, neppure la distruzione dello stabilimento durante la guerra, perché con un colpo di reni riuscimmo a superare brillantemente anche quella prova.
Se penso alle donne del XXI secolo le guardo con un pizzico di invidia per le possibilità che ai miei tempi non avevamo. Ma nonostante ciò sento che c’è ancora tanto da fare e spero che la mia storia possa incoraggiare ciascuna di loro perché quando lo vogliamo, siamo capaci di grandi imprese!
Anna Perna: formatrice ad approccio umanistico e Gestalt counselor. Lavora nel campo dell’apprendimento continuo occupandosi del tema della consapevolezza di sé e delle competenze relazionali. Nel tempo libero è autrice e regista teatrale.