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Per chi segue questa rubrica gli ultimi dati ISTAT relativi al mese di dicembre del 2020 non rappresentano certo una sorpresa: su 101.000 posti di lavoro persi nel mese, 99.000 erano di donne.

Azzurra Rinaldi, sul Sole 24 Ore, ricorda come “nel PNRR a sostegno dell’imprenditoria femminile troviamo soltanto 400 milioni di Euro, su oltre 220 miliardi di Euro“, che ancora, l’attuale normativa sul congedo di maternità e quello di paternità, preveda 5 mesi obbligatori per la mamma e  solo 10 giorni obbligatori per il papà e che infine ”nel Post-Covid, alle oltre 35 ore settimanali che ogni donna italiana spendeva in varie attività quali la cura dei bambini, degli anziani, della casa, dei malati, solo per citarne alcune, se ne sono aggiunte ulteriori 15”.

In questo scenario incontestabilmente cupo, sembra brillare però una piccola luce ed quella che possiamo osservare considerando l’andamento dell’imprenditoria femminile. Premesso che questa rappresenta circa il 22% nell’intero paese e che dunque il gap nei confronti dell’imprenditoria maschile sia ancora esorbitante, Azzurra Rinaldi fa notare però che ”Negli anni compresi tra il 2014 ed il 2019, ovvero prima della pandemia, il tasso di crescita delle imprese femminili è stato molto più elevato rispetto a quello delle imprese maschili. Parliamo del 2,9%, a fronte dello 0,3%”. L’arrivo del COVID, dopo il 2020 ha fatto registrare una contrazione del solo -0,29%, mostrando come l’imprenditoria femminile sia stata capace di mostrare notevoli doti di resistenza e capacità di reagire all’emergenza.

Un esempio ce lo fornisce l’ANSA, riportando l’esperienza della Biz Academy, una accademia on line fondata da Cecilia Sardeo, che è arrivata ad accompagnare migliaia di donne in progetti di successo e di women empowerment. La stessa Sardeo ha affermato ‘‘La sorellanza è veramente la parola chiave che caratterizza Biz Academy: non è solo un gruppo di donne, ma sono donne che si fanno e danno forza a vicenda. Non c’è odio, rivalità, astio. Cerchiamo insomma di dare alle ragazze consigli, skill e competenze concrete, anche attraverso partner digitali che selezioniamo preventivamente così da dare loro la possibilità di affidarsi ad aziende ed agenzie studiate per far decollare i loro business. Alla base di tutto c’è però sicuramente la formazione ”.

Le ombre e le nubi nel mondo dell’imprenditoria femminile rappresentano ancora una gravissima disparità che, penalizzando le donne, finisce per penalizzare l’economia dell’intero paese, come già altre volte abbiamo avuto modo di ricordare. Il dato confortante è che, nonostante le battute d’arresto, la perdita di posti di lavoro, l’aumento delle ore da dedicare alla cura della famiglia, le donne trovano comunque risors , idee e forze per reagire e ci auguriamo che parole come ‘sorellanza’ ed ‘empowerment’ siano sempre più attivamente e concretamente presenti nella discussione, ispirando e stimolando le donne a prendersi ciò che spetta loro, facendo anche di necessità virtù.