Le donne vittime di violenza hanno a disposizione uno strumento di cui tutte, forse non sono a conoscenza.
Si tratta del congedo in favore di donne vittime di violenza di genere, che è stato disciplinato per la prima volta nel nostro ordinamento con l’articolo 24 del decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015.
Tale istituto serve in sostanza a consentire alle vittime di avere del tempo per recuperare o gestire l’impatto che la violenza ha avuto sotto molteplici punti di vista: relazionale, fisico, psicologico, sociale, culturale ed economico.
La persona richiedente deve essere titolare di un rapporto di lavoro subordinato, anche se con orario part time o a tempo determinato (si rammenta che per effetto di quanto previsto al successivo comma 2 dell’articolo 24 il congedo in questione è esteso anche alle lavoratici titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa le quali, però, hanno diritto alla sospensione del rapporto contrattuale per un massimo di tre mesi ma senza retribuzione);
La stessa richiedente sia inserita in un percorso per donne vittime di violenza di genere come da certificato dei servizi sociali comunali o dai centri antiviolenza o da una casa rifugio.
In presenza di tali presupposti la dipendente “ha il diritto di astenersi dal lavoro per motivi connessi al suddetto percorso di protezione per un periodo massimo di tre mesi”.
Quest’ultimo anno, segnato negativamente da un aumento delle violenze tra le mura domestiche, mostra come sia particolarmente importante che tutte le donne siano a conoscenza di questa possibilità.
L’INPS mette a disposizione dunque uno strumento la cui esistenza non è purtroppo nota a tutte e per questo come Venere 50 riteniamo utile ricordarlo in questa sede, ripromettendoci di tornare presto a parlarne anche per cercare di comprendere quante donne nel nostro paese ne abbiano fatto effettivamente ricorso e quanto questa legge sia efficace nell’intervenire a favore delle persone vittime di violenza di genere, sostenendole proprio nel momento in cui sono particolarmente vulnerabili.