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Grande fu la sorpresa del pubblico americano nello scoprire che il sesso, a migliaia di chilometri dalla loro nazione, era una faccenda come un’altra. Una pulsione non meno singolare della sete o della fame e che come tale veniva vissuta e soddisfatta alle esotiche latitudini di Samoa e della Nuova Guinea, isole dove l’antropologa Margaret Mead si rese conto che ciò che per la sua cultura era estremamente complicato, da quelle parti non era fonte di altrettanto turbamento, imbarazzo o pregiudizio.

 

Ecco, partendo dai viaggi della straordinaria allieva dell’altrettanto straordinario  Franz Boas (a proposito, se siete interessate, non mancate di leggere questo bellissimo libro), a un secolo di distanza, ci rendiamo conto come il sesso continui ad essere quella cosa che ancora si fa, ma ancora non si dice o si dice male, come il peccato.

 

In più occasioni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha giustamente sottolineato che il sesso rappresenta un aspetto centrale della vita umana. Sembra un’ovvietà, ma se ‘c’è bisogno di rimarcarlo a quei livelli, vuol dire che poi così ovvio questo concetto non lo è. Ognuna di noi lo può testimoniare in prima persona. Ognuna di noi porta con sé la consapevolezza che la sfera sessuale sia un luogo dove non è sempre facile muoversi con disinvoltura e confidenza.

 

Ma alcune di voi si sono probabilmente imbattute nel concetto della ”sex positivity”, insomma in quella idea di visione positiva della sessualità che implica la possibilità, la capacità, ma anche la necessità (visto lo stato delle cose), di relazionarsi con la propria e altrui sfera sessuale, trovando una posizione mediana e di equilibrio tra un atteggiamento auto ed etero censorio, colpevolizzante e repressivo ed il suo diretto opposto, in cui l’idea di trasgressione e sfida al comune senso del pudore, rappresenta l’altro estremo di questa polarizzazione.

 

La visione positiva della sessualità, non significa naturalmente non percepire o non avere coscienza dei suoi aspetti problematici e delle sue conflittualità. Anzi, significa proprio il contrario: più siamo disponibili ad conoscere ed imparare, più siamo in grado di gestire e relazionarci con ogni aspetto della sessualità, finendo col trovare normale e ordinario, ciò che invece continuiamo a considerare vergognoso, immorale o persino innaturale.

 

Come collettivo di Venere 50, attraverso le risposte ricevute al questionario sulla sessualità, ci siamo rese conto che la ‘sex positivity’, sia un traguardo e un obiettivo che vorremmo contribuire  a raggiungere e perseguire, consapevoli che la percezione del sesso sia ancora generalmente gravata da forme di pregiudizio e insicurezza. Ed è per questo che ancora di più, nei prossimi mesi, aumenteremo i nostri sforzi per proseguire con voi un confronto ed una discussione su questi temi, facendo del nostro meglio per considerare e vivere il sesso con lo stesso atteggiamento di libertà e normalità che le giovani samoane mostrarono a Margaret Mead, all’inizio del secolo scorso.