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Due giorni fa  ricorreva l’anniversario della scomparsa di Nilde Iotti, avvenuta il 3 dicembre del 1999. Oggi, Venere 50 vuole proporre un breve ricordo di una delle figure politiche più rilevanti e iconiche del secondo dopo guerra.

 

 

Per lungo tempo, quello di Nilde Iotti, è stato pressoché l’unico volto di donna, insieme a quello della sua amica e collega Tina Anselmi (che con la Iotti ha condiviso anche l’esperienza della partecipazione alla Resistenza), ad imprimersi, ben chiaro, nella memoria di chi seguiva, anche solo distrattamente, la cronaca politica degli ultimi decenni del secolo scorso.

 

In un mondo ancora dominato dagli uomini, Nilde Iotti, una delle 21 deputate che parteciparono all’Assemblea Costituente nel 1948, è stata la figura che con rara autorevolezza e fermezza ha presieduto, prima donna nella storia della nostra Repubblica, la Camera dei deputati dal 1977 al 1992.

Nilde Iotti, già presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, sua città natale, è stata la parlamentare più longeva di Montecitorio, sedendo tra i banchi del P.C.I. dal 1948 fino al 1992. Come presidente della Commissione Affari Costituzionali si è battuta a lungo per emancipare il ruolo delle donne all’interno dei luoghi di lavoro e dei nuclei familiari, sostenendo in particolar modo la battaglia per il divorzio, conclusasi vittoriosamente con il risultato del referendum abrogativo del 1974.

 

Dal 1946, fino al 1964, Nilde Iotti è stata legata all’ex segretario del P.C.I. Palmiro Togliatti, insieme al quale aveva adottato una bambina, Marisa Malagoli, la sorella  più piccola di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere il 9 gennaio 1950,nel corso di una manifestazione operaia.

 

 

Insegnate, partigiana, attivista, deputa al parlamento italiano e quello europeo, Nilde Iotti è stata anche l’unica donna nella storia della nostra repubblica (e l’unica esponente del Partito Comunista) a sfiorare la Presidenza del Consiglio: era il 1987 quando Francesco Cossiga le affidò un mandato esplorativo dopo la fine del secondo governo guidato da Bettino Craxi. Non se ne fece nulla e presidente del consiglio divenne, il suo ex professore di lettera alla Cattolica di Milano, il  democristiano Amintore Fanfani.