”Sì, ma lei com’era vestita?”: quante volte una donna che ha subito violenza ha dovuto sentire rivolgersi questa domanda?
«La violenza c’è sempre stata […] Non la subiamo noi uomini? Non la subiamo noi anche da parte delle nostre mogli? E come non le subiamo? Io oggi per andare fuori ho dovuto portare due testi con me! L’avvocato Mazzucca e l’avvocato Sarandrea, testimoni che andavo a pranzo con loro, sennò non uscivo di casa. Non è una violenza questa? Eppure mia moglie mica mi mena. È vero che siete testimoni? Siete testi? E allora, Signor Presidente, che cosa abbiamo voluto? Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l’uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni?»
Così concionava l’avvocato Giorgio Zeppieri nella sua arringa a difesa di uno degli imputati per reato di stupro ai danni di Fiorella, una giovane donna di 18 anni, rappresentata invece dall’avvocatessa Tina Langosteni Bassi.
Era il 1979 e a distanza di 40 anni, il tema degli abusi sessuali e l’abbigliamento ‘provocatorio’ delle vittime, usato come giustificazione delle violenze usate dagli uomini nei loro confronti, è diventato il perno della mostra Com’eri vestita – What were you wearing, che sarà possibile visitare fino al 26 novembre, presso la Biblioteca Comunale A. Manzoni, a Pioltello (MI)
L’idea di questo progetto è nata nel 2013 negli Stati Uniti su iniziativa del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas e di Mary A. Wyandt-Hiebert responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas. Ad adattarlo al contesto italiano ha provveduto l’Associazione Libere Energie.
Visitatrici e visitatori della mostra potranno entrare in contatto con storie di donne abusate, rappresentate da dei manichi abbigliati con gli stessi vestiti che indossavano quando hanno subito violenza. Lo stereotipo della ”donna provocatrice”, a 40 anni di distanza dai tempi del celebre ”Processo per stupro”, sembra non aver accusato le ingiurie del tempo e la mostra che già ha girato l’intero paese, ne è una prova drammatica ed evidente.