Nasce anche in Europa, dopo un’omologa iniziativa lanciata negli Stati Uniti, col nome ”Request a woman”, un progetto per la creazione di una database contenente i nomi e i profili di donne e soprattutto, di esperte in diverse discipline e settori (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica, medicina, scienze economiche e politiche), finanziato dalla Open Society Foundations di George Soros.
A curare il reparto italiano saranno le giornaliste dell’associazione Gi.U.Li.A. (Giornaliste Unite Libere Autonome) e la piattaforma di promozione culturale cheFare.
Mara Cinquepalmi, tu sei giornalista e segretaria di Gi.U.Li.A. , puoi spiegarci le ragioni di questo progetto?
Il punto di partenza è la scarsissima rappresentanza di donne all’interno di convegni, panel, conferenze e anche nei media. Quando si vuole ricorrere ad una competenza nei diversi ambiti su cui stiamo lavorando, la scelta cade quasi sempre su un uomo. Nel 2016, insieme all’Osservatorio di Pavia e alla Fondazione Bracco, avevamo già creato un primo database italiano (100esperte.it) che raccoglieva i nomi di donne esperte e preparate (selezionate attraverso specifici parametri di valutazione) al quale si sarebbe potuto attingere.
Insieme alla OSF vogliamo arricchire e sviluppare questo database, estendendolo anche all’economia e alla politica, aree in cui le donne sono ancor meno presenti
Avete già avuto riscontri col primo database?
E’ancora presto per avere dati chiari, ma sicuramente abbiamo potuto riscontrare un certo interesse da parte di diverse istituzioni, le scuole ad esempio, ma occorre tempo per riuscire a valutarne l’impatto. Diverse donne, grazie a questo database sono state contattate.
Avete un interlocutore privilegiato?
Sicuramente il mondo dei media, cheta grandi responsabilità in questo senso. Il nostro sforzo, come già avevamo fatto in occasione della pubblicazione del nostro Manifesto per il rispetto e la parità di genere nell’informazione, è quello di sensibilizzare redazioni e giornalisti e ci auguriamo che il progetto a cui stiamo lavorando possa essere un’ulteriore stimolo ad abbattere le barriere di genere.