Verona si prepara ad ospitare il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie e da Verona ascoltiamo la voce di Ermanno Marogna, 55 anni, counselor, mediatore familiare e fondatore del gruppo Genitori LGBT Rainbow. Con Paola Vigarani ha ricostruito la sua storia di militanza, attivismo e lotta contro tutte le forme di intolleranza e repressione che colpiscono le fondamentali libertà dei singoli e non solo il mondo LGBT.
Verona è la tua città e lì conduci il gruppo Genitori LGBT Rainbow. Si tratta di un gruppo di mutuo auto aiuto tra i più numerosi del nord Italia ed attivo da tanti anni. Il gruppo è aperto a persone che hanno desiderio di misurarsi sul piano del rapporto tra genitori e figli in relazione alle tematiche dell’omosessualità e del transessualismo. Puoi raccontarci meglio come funziona , quali le persone che vi partecipano e che tematiche vengono affrontate?
Il gruppo è nato nel 2009 e quindi quest’anno compie 10 anni: è eccezionale che un gruppo duri così tanto. Questo dimostra che risponde alle esigenze delle persone che vi partecipano; esigenze che sono legate al bisogno di avere un contesto accogliente, non giudicante, dove sia possibile esprimersi e dove trovare accettazione, comprensione ed empatia. Il gruppo è aperto a tutte le realtà LGBT, anche se la denominazione “genitori” farebbe sembrare che sia riservato solo a genitori e l’acronimo LGBT farebbe pensare che sia riservato solo a persone omosessuali, bisessuali e transessuali. Al gruppo partecipano anche figli, parenti e amici, ovvero tutti. Gli argomenti che si affrontano sono prevalentemente legati alle tematiche LGBT come il “coming out”, le difficoltà che si creano nelle famiglie quando l’omosessualità si presenta in un figlio o un in genitore, le difficoltà delle coppie omo, ecc. Gli argomenti però possono essere altri, come la solitudine, i conflitti, le difficoltà di accettazione, i problemi a scuola o al lavoro, ecc. E’ un gruppo aperto (non serve iscriversi ed impegnarsi a frequentare, basta venire quando si desidera, anche una sola volta). E’ un gruppo dove le persone si raccontano, sapendo che tutte le altre ascoltano con attenzione e partecipazione. Il gruppo è regolato da modalità senza le quali non funzionerebbe e che sono l’impegno al rispetto della riservatezza e la sospensione del giudizio in ogni forma. Il gruppo è frequentato mediamente da 15-20 persone ad incontro.
Sempre a Verona dal 29 al 31 marzo 2019 si terrà il discusso XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF). Verona, che storicamente è stata il crocevia dell’estremismo della destra italiana in tutte le sue forme, è stata una delle capitali della Repubblica di Salò, la sede del comando generale della Gestapo e dagli anni Settanta è diventata un centro fondamentale per le diverse organizzazioni eversive neofasciste. Verona ospiterà il Congresso e l’amministrazione locale ne è co-organizzatrice e come tale ha concesso la Gran Guardia, uno dei più prestigiosi edifici della città a titolo gratuito. Qual è il pensiero dei Veronesi, rispetto allo svolgimento del Congresso nella vostra città? E tu cosa ne pensi?
Verona è storicamente una città culturalmente molto chiusa su temi etici come aborto, divorzio ed orientamento sessuale.
Non tutti i veronesi ovviamente sono così chiusi anzi, mi viene da dire che proprio perché sussiste una frangia cosi estremista, per reazione si è creato un movimento che invece è molto aperto alle differenze e attento alla valorizzazione di tutte le individualità e che per queste è disposto a battersi. Mi sto riferendo sia alle associazioni LGBT che ad altre associazioni, ma anche a singole persone che sono sensibili ai temi sociali e che si battono affinché la nostra società sia accogliente per tutti.
Rispetto al congresso in questione, è interessante notare che c’è stata molta reazione – una reazione di forte contestazione – e che questa non è solo veronese, ma anche nazionale. Infatti da settimane sui social girano messaggi di disapprovazione e condanna verso Verona come città che ospita questo congresso. La manifestazione del prossimo 30 marzo, in risposta a questo congresso, è un evento che vuole affermare che ci sono anche altri modi di pensare e di affrontare la vita, di accogliere le diversità e altri modi di vivere. Vuole ribadire la laicità dello stato e vari aspetti legati alla libertà individuale. Vuole ribadire che ci sono più tipi di coppia (non uno solo), più modi di vivere l’affettività e l’intimità (non uno solo) e che vuole sostenere la libertà dell’individuo e soprattutto della donna di auto affermarsi come meglio crede.
Nel 1995 sempre Verona fu la prima e unica città in Italia ad approvare una mozione contro le persone gay, lesbiche e trans, non recependo le regolamentazioni europee varate nel 1994. E lo scorso ottobre, sempre a Verona, è stata approvata dal Consiglio Comunale la mozione 434 (dopo una visita del presidente del WCF Brown in città) che dichiara “Verona città a favore della vita” e impegna il sindaco e la giunta a finanziare con soldi pubblici associazioni legate ai movimenti antiabortisti. Nel 2009 tu hai costituito il servizio “SostegnoGay”, un servizio di ascolto, aiuto e sostegno rivolto a persone omosessuali, bisessuali e transessuali e familiari: hai avuto difficoltà, o subito situazioni imposte dall’amministrazione comunale oppositive o peggio ancora ostacolanti alla tua professione e alla mission che ti sei prefissato?
Mi fa piacere vedere che i fatti della politica veronese del 1994-1995 non sono dimenticati e che anzi sono ben ricordati da te. E’ importante non dimenticare quello che la storia ha prodotto di negativo perché solo così possiamo sperare di non ripetere gli stessi errori. Le vicende che citi, le mozioni del consiglio comunale di Verona del 1995 contro le risoluzioni del parlamento europeo dell’anno prima, sono motivo di vergogna per la nostra città e non vanno dimenticate. Sono stati due anni terribili per noi omosessuali veronesi. Ricordo benissimo le tensioni che c’erano in città sia a livello politico che sociale. Molti di noi avevano quasi paura a camminare per la strada tanto la tensione era forte. Il 30 settembre del 1995 è stata organizzata la manifestazione di protesta “alziamo la testa” che ha portato in piazza più di 5.000 persone provenienti da tutta Italia. Per il tempo (non esistevano i social con cui informare e fare rete come oggi) era stato un risultato straordinario. Per rendere l’idea di come erano i politici veronesi di allora, riporto alcune espressioni usate da loro durante le sedute del consiglio comunale e durante alcune interviste; dissero: “tutti i gay dovrebbero essere fatti capponi” (dovrebbero essere castrati) ed anche “se io dovessi dare la mano ad un gay, prima metterei i guanti” ed ancora “io faccio l’amore nel posto giusto, non come quelli la che lo fanno dal posto sbagliato…”. I politici veronesi di oggi non sono tanto cambiati; forse hanno imparato a non essere più cosi diretti nelle loro esternazioni, perché queste oggi scatenerebbero bufere sui social e questo non conviene neppure a loro, però lo spessore culturale e umano è lo stesso.
Comunque dopo quel periodo ci sono stati altre occasioni in cui la politica veronese ha dimostrato di essere omofoba e chiusa. Cito un altro caso più recente. Io faccio parte da un paio di anni di un gruppo che propone l’attività della “biblioteca vivente”. La biblioteca vivente è costituita da persone che narrano storie personali che hanno a che fare col pregiudizio; narrano a persone che ascoltano, detti lettori, in un rapporto a tu per tu. Il libro narra e il lettore ascolta. E’ un’attività estremamente interessante perché porta le persone a misurarsi a “tu per tu” col pregiudizio, ascoltando le storie di pregiudizio raccontate dalle persone interessate. Questo è molto importante, perché il libro che narra e il lettore sono vicini, di fronte e si guardano negli occhi. Quindi il contatto è molto diretto ed intenso. Il lettore non può non misurarsi anche con le emozioni che il libro parlante porta. Quando sono entrato in questo gruppo con altre persone omosessuali, nel catalogo sono stati inseriti libri a tematica omosessuale, con dei titoli espliciti come “quando ero frocio”, “semplicemente gay” ed anche “lesbica e va bene così” e anche ”anche da uomo so amare”. Premetto che la “biblioteca vivente” partecipava agli eventi del Tocatì da 10 anni. Il Tocatì è un evento che viene proposto da molti anni a Verona e che porta per le vie della città giochi di strada. Dunque, quando 2 anni fa la giunta comunale ha saputo che la “biblioteca vivente” portava dei libri a tematica gay, ha deciso di estrometterla dalla manifestazione, sostenendo che erano argomenti inadatti ad un evento di strada rivolto alle famiglie. Premetto anche che il mio libro “Quando ero frocio” è stato quello che maggiormente ha suscitato il disappunto del politici veronesi.
Così facendo il comune di Verona ha operato una censura, esattamente come accadeva nel medioevo quando i libri scomodi venivano censurati. Non ci sono grandi differenze, direi!
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto direttamente problemi con l’amministrazione comunale, anche perché sia come volontario che come libero professionista esercito in zone neutre (associazioni o mio studio), dove la politica non arriva.
I gruppi e gli individui che si identificano con l’agenda ideologica del WCF (e che sono attivisti, politici, persone d‘affari, funzionari di amministrazioni pubbliche, personalità ecclesiastiche) sono per la “famiglia tradizionale” (cioè patriarcale ed eterosessuale), sono quindi contro l’aborto e i diritti riproduttivi, contro i matrimoni gay e i diritti LGBTQI, contro il divorzio, gli studi di genere e l’immigrazione. In risposta e per la prima volta, da quando esiste il Congresso, è stata organizzata una manifestazione di protesta dal movimento femminista Non Una di Meno. Le Associazioni in rappresentanza dei diritti LGBTQI saranno presenti? Cosa prevedi come scenario al termine di questo Congresso?
Come già detto sopra le associazioni gay di Verona partecipano attivamente alla manifestazione del 30 marzo e lo fanno con grande impegno. Interessante rilevare che decine di circoli gay sparsi sul territorio nazionale stanno organizzando dei pullman per venire alla manifestazione. Quindi il desiderio di partecipare è molto sentito; la posta in gioco, ovvero la libertà, è un tema che sta riscuotendo molto interesse. I social continuano a riportare prese di posizione molto forti contro questo congresso che vuole riportare la nostra cultura al medio evo. Siamo ormai alle porte del 2020 e credo che il nostro modo di pensare e di porci verso la vita, non si possa più limitare a modelli unici: una sola famiglia, un solo modo di amare, un solo colore della pelle, che la donna possa essere solo casalinga e madre e asservita al marito, ecc., ma debba aprirsi a nuove possibilità. Credo che incontrare il “diverso” da noi, anche se ci porta a confrontarci con i nostri limiti, possa essere per noi cittadini di Verona e di questo mondo, un’occasione per arricchirci, per aprire i nostri orizzonto e per renderci conto che è molto più bello e interessante un mondo di tanti colori, piuttosto che un mondo monocolore.
In conclusione vorrei rimarcare che trovo legittimo che alcune persone siano contrarie all’aborto, così come al divorzio, così come alle relazioni omosessuali, per cui queste stesse persone hanno tutto il diritto di non abortire, di non divorziare, di non avere rapporti omosessuali. La questione è un’altra, ovvero che queste persone si battono per negare i diritti degli altri, si impegnano per impedire a chi vuole abortire di farlo, a chi vuole divorziale di farlo e a chi vuole vivere l’amore con persone dello stesso sesso di viverlo. Questo trovo sia grave, ovvero che delle persone si attivino per impedire ad altre di scegliere cosa fare della loro vita.
Avere la possibilità di scegliere è democratico; non avere la possibilità di scegliere è anti democratico.
Voglio vedere in questo congresso uno stimolo per le persone che vogliono un mondo democratico e libero a continuare ad impegnarsi in questo senso.
Ritengo che non abbiamo altra strada che quella di impegnarci tutti per combattere tutto quello che di questa società non ci va bene per cambiarlo.
Nel mio cuore continuo ad immaginare un mondo più gentile e accogliente e per questo non smetterò mai di impegnarmi.