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Una parte solitaria, ribelle, intollerante e potente, alberga in ogni anima femminile.
Su tali qualità intuite e temute si sono costruite le persecuzioni e le condanne che nei secoli hanno sterminato queste donne, per lasciare spazio esclusivamente agli aspetti docili e materni del femminile .

 

Ma della strega qualcosa rimane, come dicevamo, qualcosa dell’antico coraggio e della passione per la conoscenza, del desiderio di autonomia, del saper comunicare con le creature della natura, animali, piante, stagioni.
La strega è un archetipo che raccoglie in sé molti aspetti del femminile rimosso dalla cultura patriarcale: il femminile aggressivo, intransigente e non controllabile; ne sono esempi la Lamia, parte umana e parte animale, rapitrice di bambini e divoratrice di giovani uomini, Lilith, la prima moglie di Adamo, colpevole di non essersi sottomessa, Medea, maga e madre assassina e così attraverso i millenni fino ad arrivare alle streghe che conosciamo, sulle quali sono state proiettate le paure e le ombre dell’inconscio collettivo.

 

La complessità dell’essere donna, madre che dà e che toglie, nella ricchezza dei suoi significati, assume anche il ruolo di chi prende su di sé il male e lo trasforma, un ruolo di cura .
La familiarità che in passato avevamo con erbe e incantesimi, si è trasferita nell’uso sapiente del linguaggio, dell’empatia, delle metafore, che altro non sono che simboli che l’anima riconosce, accessibili a chiunque soffra e si senta perduto.
Essere terapeuta dell’anima, in qualità di streghe moderne, è un modo per continuare il lavoro delle donne selvagge che ci hanno preceduto.
E’ anche un modo per rendere giustizia a quell’infausto periodo che vogliamo qui ricordare.

 

Era il 1484 e papa Innocenzo VIII, attraverso la bolla Summis desiderantes affectibus conferiva a due predicatori domenicani, Heinrich Institor e Jakob Sprenger (Kramer), futuri autori del Malleus Maleficarum – la Bibbia dell’inquisizione conosciuta anche come “Il martello delle streghe” – l’incarico di “punire, incarcerare e correggere” le persone “infette dal crimine della perversione eretica”. Un compito da svolgere con il pieno potere del Ministero dell’Inquisizione. Inizia così la caccia alle “streghe” che nel XV secolo uccise da 40 a 60 mila donne accusate di stregoneria.
ll Malleus, del quale, come Veneri50, vi consigliamo caldamente la lettura, risuona oggi di sconcertante attualità. La maledizione delle streghe risiede, stando a Heinrich e Kramer, oltre che nelle loro conoscenze del mondo invisibile e del sovrannaturale, nella conoscenza del corpo e dei fenomeni di natura sessuale.
Secondo le antiche scritture, fu per causa della prima peccatrice, Eva e delle donne che la seguirono, che l’uomo cadde nell’abisso oscuro del Male.
Il Dio che emerge dalle pagine del Malleus è un Dio intransigente fino all’inverosimile, trasuda odio verso il mondo femminile in ogni sua manifestazione.

 

Ma come vanno le cose per il femminile nel ventunesimo secolo?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che la violenza è la prima causa di morte nel mondo tra le donne fra i 16 ed i 44 anni; più delle malattie, più degli incidenti stradali.
In Italia Il 31,9% (6 milioni 743 mila) delle donne in età 16-70 anni ha subito violenza fisica/sessuale nel corso della sua vita (Istat, anno 2012).In Lombardia la percentuale aumenta al 34,8%. In Italia ogni 2 giorni viene uccisa una donna per motivi di genere. Ogni 2 giorni viene commesso un femminicidio.
Cose’è un femminicidio?
E’ l’uccisione di donne per mano di uomini per motivi di genere, cioè in quanto donne.
Il concetto è stato definito da Diana Russell femminista, sociologa e criminologa statunitense, per svelare la natura sociale delle uccisioni di donne all’interno di una cultura patriarcale, in cui la morte rappresenta l’esito e la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.
Il concetto di femminicidio è infatti estremamente vincolato alla definizione di misoginia e permette di evidenziare il fatto che gli uomini uccidono le donne per motivi ideologici, culturali, sociali e politici. Esattamente come per lo stupro, l’uccisione è finalizzata a rafforzare il dominio maschile sulle donne. Parlare di femminicidio e non di omicidio, rende visibile una realtà nascosta e ancora oggi giustificata attraverso la cultura.
Nel Medioevo si uccidevano le donne perché streghe …e oggi ?